Bombardati dai piccioni. “Così non possiamo più lavorare”
‘Per il guano chiuso anche uno degli ingressi’, dicono gli operatori del centro per disabili di via Colombarola. E intanto si è fermata la caldaia e da 10 giorni gli utenti vengono lavati con acqua fredda. ‘Intervenire subito’, chiede la Cgil

Foto flick Pontla CC BY-NC-ND 2.0
Bologna, 14 ott. – Il centro diurno per disabili “Principe Emilio” di via Colombarola è assediato dai piccioni. Non è uno scherzo: ogni giorno decine e decine di volatili stazionano sui cornicioni della struttura e le conseguenze sono ben visibili, come si vede dalle foto qui sotto.
“Per noi che lavoriamo al centro il problema è grave – spiega l’educatore e rsu Cgil Roberto Lambertini – Le deiezioni sono così tante che abbiamo dovuto chiudere uno degli ingressi alla struttura. Il disagio è grande e i piccioni diventano sempre di più nonostante gli interventi dissuasi che sono stati fatti negli anni”. Ultimamente nello stabile, di proprietà del Comune e gestito dall’Aias di Bologna, è stato installato un dissuasore, “ma i piccioni semplicemente si sono spostati al piano superiore e da lì continuano a mitragliarci con le loro feci”. Negli uffici del quartiere Navile si parla di “una immensa colonia che esiste a Corticella, con piccioni che poi ricolonizzano”. Gli operatori esasperati, hanno deciso di denunciare pubblicamente la situazione per tentare di risolvere il problema.
Quello del guano non è l’unico problema degli operatori del centro diurno. La caldaia dello stabile ha ormai fatto il suo tempo e negli ultimi anni sta dando sempre più problemi. “Da dieci giorni stiamo lavando i nostri ragazzi con l’acqua fredda. I tecnici del Comune hanno rilevato il problema – spiega Lambertini – ma il pezzo di ricambio è difficile da trovare perché la caldaia è obsoleta”.
“Le famiglie degli utenti hanno offerto delle stufe elettriche – recita un comunicato della Fp-Cgil, il sindacato che sta seguendo la situazione – ma l’acqua continua a essere gelata e venerdì gli operatori hanno dovuto fare una comunicazione diretta alle famiglie, avvisandoli delle condizioni del centro. Ma è possibile che sia questo il ‘benessere degli utenti’ e l’accoglienza di cui tanto parliamo? Qualcuno riuscirà ad intervenire tempestivamente o assisteremo all’ennesimo scarica barile fra uffici?