19 marzo – Non siamo noi a dirlo, ma Nicola Manzan che, ospite dei nostri studi giovedì scorso, ha pronunciato queste parole non appena l’abbiamo introdotto al pubblico di Maps. Già, “è subito polemica“, perché il nuovo disco che il polistrumentista trevigiano ha dato alle stampe di recente, parla della banda della Uno Bianca. E pare che il rock (sic) e una delle pagine più scure, tristi, dolorose e dimenticate della storia recente italiana, per non dire cittadina, non si debba occupare di certe cose.
E’ un Manzan emozionato quello che abbiamo ospitato poco prima del concerto di quella sera al Locomotiv Club, dove Bologna Violenta ha portato in città il live di Uno Bianca: un concerto che definire tale è riduttivo. Si tratta infatti di un passo avanti rispetto al disco, di cui Nicola ci aveva parlato in esclusiva alla fine del 2013, nel senso che l’ascolto dal vivo dei brani brevissimi e brutali, combinato con dei visual efficaci e fortemente evocativi, pur rimanendo sobri, è una vera e propria esperienza. Qualcosa che pensiamo possa essere messo in scena anche in ambiti non strettamente legati alla musica dal vivo.
Ovviamente qua sotto potrete solamente ascoltare ciò che Manzan ha detto e suonato nei nostri studi. Oltre a due lunghi momenti in cui abbiamo ulteriormente sviscerato l’album, soffermandoci anche sulle sue caratteristiche strettamente musicali, nonché sulle motivazioni che hanno spinto il nostro ospite a trattare così le vicende dei Savi, potrete ascoltare tre brani che parlano di tre momenti centrali nella lunga catena di imprese criminali della banda, scritti così come appaiono nel libretto del disco (che contiene per ogni traccia/evento anche una sommaria descrizione dei fatti): 10 dicembre 1990, Bologna, Assalto campo rom; 22 dicembre 1990, Borgo Panigale, Attacco lavavetri extracomunitari; 3 dicembre 1990, Bologna, Assalto campo rom.
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