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Bologna-Napoli. Gli ultras si difendono: “E’ una caccia alle streghe”

Bologna, 21 gen. -Gli ultras della curva Bulgarelli non rinnegano i cori e lo striscione esposto durante Bologna Napoli. E anzi, festeggiano ironicamente il clamore mediatico di questi giorni: “Siamo contenti perché finalmente il sindaco Merola si è accorto che la nostra squadra gioca in serie A”. Per giovedì i gruppi della Curva annunciano un comunicato con il quale intendono rispondere a quanti, Gianni Morandi in primis, li hanno messi alla berlina.

Per Cristian, che fa parte di Beata Gioventù (gli ex Mods, la parte più nera della curva rossoblu), il gruppo che ha esposto lo striscione finito sulle prime pagine di tutte le testate (“Sarà un piacere quando il Vesuvio farà il suo dovere“), sono due gli aspetti della vicenda. E su entrambi gli ultras non intendono indietreggiare.

In primis la canzone di Lucio Dalla. Secondo gli ultras la scelta di diffondere “Caruso” dagli altoparlanti dello stadio è stata vissuta da molti come una provocazione, un’indebita invasione di spazi. L’idea era del direttore dei musei civici Gianfranco Maraniello, come gesto per superare le storiche rivalità. Bocciato dalla Curva: “Quando siamo saliti in balaustra – dice Cristian – abbiamo sentito diecimila napoletani cantare la canzone e c’è stato un impeto da parte della gente. Quale sarebbe stata – chiede provocatoriamente Cristian – la reazione degli ultras del Napoli se all’andata, al San Paolo, gli altoparlanti avessero trasmesso “Dark Bologna” di Dalla e noi l’avessimo cantata in diecimila?”

Secondo aspetto, lo striscione. “Questa è chiaramente una provocazione” dice Cristian che, pur accettando l’eventuale accusa di cattivo gusto, sottolinea come sia normalità nel mondo ultras. “Gli sfottò ci sono sempre stati”. Questa volta però, oltre allo sfottò agli avversari, ci sarebbe di più: la volontà di criticare la giustizia sportiva italiana e la nuova “discriminazione territoriale“. Per colpire gli insulti razzisti, la Uefa ha stretto le maglie, inasprendo le sanzioni. In Italia la Fgci ha interpretato in maniera estensiva il concetto di “discriminazione” estendendolo anche al “territorio”. A farne le spese sono state varie tifoserie italiane. Cristian e i ragazzi di Beata Gioventù, ma l’dea è condivisa da molti altri gruppi della Bulgarelli, parlano di “caccia alle streghe“: “La convinzione che abbiamo noi è che ci sia la volontà di uccidere il mondo ultras”. Con un però: “Ricordiamoci bene – prosegue Cristian – senza il movimento ultras il calcio sarà fatto sempre più di stadi vuoti e di gente seduta davanti alla tv“.

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