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Bologna in piazza contro la scuola di Renzi

Bologna, 5 mag. – Ha sfilato per il centro di Bologna la manifestazione del mondo della scuola contro la riforma del governo Renzi. In via Indipendenza si sono uniti il corteo degli studenti medi autorganizzati e degli educatori precari partito da piazza S. Francesco e quello partito da piazza XX settembre, dove si erano dati appuntamento i lavoratori e le lavoratrici dei Cobas scuola oggi in sciopero e i sostenitori della Lip – legge di iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica.

Dietro allo striscione di apertura Partigiani della scuola pubblica hanno sfilato circa duemila persone e si sono sentiti molti slogan contro la riforma della “buona scuola” del governo, in particolare contro la figura dei “presidi padroni”.

Oggi in tutta Italia erano previste manifestazioni, le più grandi a Roma e Milano, in una giornata di sciopero nazionale indetta anche dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil e da Gilda e Snals.

Alcuni insegnanti precari che hanno partecipato al corteo di Bologna spiegano perché non credono alle promesse di Renzi di stabilizzarli e perché criticano la volontà di mettere in mano ai presidi il potere di scegliere quali insegnanti chiamare

Circa un centinaio i giovani che oggi hanno animato lo spezzone di studenti medi e universitari aperto dagli striscioni “Scuola e democrazia nelle nostre mani” e “Il mondo della formazione contro la Buona Scuola“.

Francesco, studente liceale, tra gli applausi di compagni e insegnanti, nel suo intervento in piazza Maggiore, spiega che la preoccupazione principale degli studenti è di ritrovarsi emarginati dalla scuola, “la componente studentesca, infatti, non viene nemmeno citata nella riforma” dice, e quindi di diventare soltanto delle “pedine, che sanno solo tracciare crocette come quelle che loro devono tracciare nei test invalsi e non sanno più argomentare e ragionare”. La paura è che i finanziamenti privati alla scuola creino scuole di serie A ma anche “scuole di serie Z” e che la continuità didattica sarà impossibile se i docenti con contratto a tempo determinato potranno essere spostati ogni tre anni.

La riforma colpirà anche i futuri insegnati, quelli che oggi son gli studenti dei tirocini formativi attivi (tfa), scesi anche loro stamattina in corteo a Bologna. Jacopo, studente del tfa, spiega perché questa riforma “rischia di essere una scure che si abbatte sul loro percorso”.

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