Bologna: è profondo rosso
L’assemblea dei soci del BFC si chiude con una sola certezza: soldi non ce ne sono e nessuno intende metterne. Si avvicina l’ipotesi fallimento.

Svalutazione del capitale sociale da 8,8 a 4 milioni di euro. E analoga misura anche per quanto riguarda la società controllante “Bologna 2010″ il cui capitale è stato dimezzato. Oltre a queste misure doverose per evitare il fallimento immediato è stato deliberato un aumento di capitale aperto a soci terzi di 13 milioni (scadenza ottobre 2014).
Ma c’è un piccolo particolare: nè Guaraldi nè i soci attuali intendono (o possono..) mettere più un soldo nella società. La situazione è dunque critica: se sul piano del bilancio ci si è messa una pezza per evitare di portare subito i libri in tribunale, sul piano del conto economico è dramma vero: il Bologna non ha liquidità, non paga i creditori e non sa come far fronte alle scadenze impellenti: pagamento della rata degli stipendi, irpef e fidejussione per l’iscrizione al prossimo campionato.
Le dichiarazioni rilasciate ieri da Guaraldi sono l’ammissione delle solite bugie: il Presidente smentisce quanto detto appena sette giorni fa, quando aveva annunciato in CdA di aver trovato una fantomatica finanziaria inglese disposta ad anticipargli la metà dei fondi (circa 6,5 milioni) garantiti dal “paracadute” della Lega per chi retrocede. Quei soldi in realtà non ci sono e alla domanda se riuscirà a iscrivere il club entro il 30 giugno la risposta è tutto un programma: “Vedremo..” .
Facce scure anche da parte dei soci che non nascondono la preoccupazione e chiedono a mezzo stampa un aiuto economico a “chi può”.
Difficile però pensare che qualcuno arrivi a iniettare denaro in una fornace come il BFC che ha sulle spalle circa 35 milioni di debiti e la cui dirigenza ha finora dimostrato la più completa incapacità e incompetenza a gestire la situazione. L’ultimo esempio? L’ex allenatore Pioli ha appena risolto il contratto che lo legava ancora un anno al Bologna (dando respiro alle casse esauste del club) e ha firmato per la Lazio in serie A a una cifra che è esattamente la metà di quello che gli corrispondeva Guaraldi l’anno scorso. Il fallimento che si profila non è dunque la conseguenza di un destino cinico e baro ma il frutto di errori marchiani fatti da Guaraldi e soci che hanno buttato soldi dalla finestra, a milioni, smembrando la squadra per pagare via via i conti della propria cialtronaggine.
Ora i tifosi attendono il miracolo: a volte capita, di solito ad ogni morte di Papa…