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Bimbi plagiati. Degli abusi in Val d’Enza se ne parlava in Regione già 4 anni fa

Bologna, 28 giu. – Già nel marzo del 2015, quattro anni fa, nei palazzi della Regione Emilia-Romagna si parlava della Val d’Enza, territorio reggiano dove veniva segnalato un numero più alto del normale di minori abusati.

Succedeva, è agli atti, in Commissione parità. E davanti ai consiglieri regionali si snocciolavano i numeri. In Val d’Enza, si diceva, sono 13 i minorenni, di cui 12 italiani e uno di nazionalità straniera, vittime di violenza. “Ma l’errore più grave sarebbe etichettare l’area, perché il fenomeno non è certo circoscritto, nel reggiano semmai c’è stato il coraggio di denunciare e intervenire” e ciò si deve anche “alla tempestività dei servizi sociali del territorio, che si sono attivati con l’autorità giudiziaria”. A dirlo era l’allora garante per i minori regionale, Luigi Fadiga. Oggi Fadiga è pensionato e non riesce a ricostruire con precisione quella giornata di lavori. A inizio 2015 Fadiga segnalò comunque “la carenza sul territorio delle équipe specialistiche di secondo livello”, “e su questo – dichiarò il garante – mi riservo di effettuare le segnalazioni e le raccomandazioni del caso agli organi regionali e locali competenti”.

Chi ha partecipato alla seduta della Commissione del marzo 2015 in cui si parlò della Val d’Enza, e ricorda bene quei lavori, parla di una commissione tranquilla in cui non c’era “nessun elemento di allarme per quanto riguarda eventuali irregolarità”. Anzi, si parlava di un caso di eccellenza. Quello della Val d’Enza appunto, finito ieri alla cronaca con gli arresti e con i verbali shock di bambini plagiati per poi essere tolti ai genitori. Secondo i Carabinieri, le indagini che ieri hanno hanno scoperchiato un sistema rodatissimo per fare soldi sulla pelle dei bimbi e delle loro famiglie sarebbero iniziate nel 2018 ma avrebbero pescato in fatti che vanno indietro nel tempo, proprio fino al 2015.

Quello che è certo è che nel 2015, a marzo, in Regione a parlare dei minori abusati in Val d’Enza c’era il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, oggi agli arresti domiciliari, e Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza. Anche lei ai domiciliari. Ricorda il sito della Regione Emilia-Romagna che proprio in quel frangente dalla Val d’Enza si propose “viste le competenze acquisite nell’ultimo anno affrontando questa vicenda,” la creazione “sul territorio un Centro specialistico sul trattamento dei minori vittimi di violenza insieme all’Ausl di Reggio Emilia”. Ai domiciliari anche Francesco Monopoli, assistente sociale della Val d’Enza. Anche lui partecipò alla commissione del 2015. In pratica degli invitati in Commissione nel marzo 2015, tre su quattro partecipanti dalla Val d’Enza sono finiti travolti dall’indagine.

Minori plagiati. L’ex giudice: “Non sono sorpreso, sistema tutto da cambiare”

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