Bibbiano. L’orgoglio di sardine e bibbianesi sommerge l’esibizione del dolore leghista

Non ci sono dubbi: la sfida di Bibbiano l’hanno vinta le sardine che hanno portato nel comune reggiano noto per l’inchiesta sugli affidi 4 o 5 volte i sostenitori di Salvini e Borgonzoni. Le due piazze, a circa 200 l’una dall’altra, erano antitetiche

Bibbiano. L’orgoglio di sardine e bibbianesi sommerge l’esibizione del dolore leghista

Quattromila persone in piazza con le sardine a Bibbiano

Bibbiano, 23 gen. – Non ci sono dubbi: la sfida di Bibbiano l’hanno vinta le sardine che hanno portato nel comune reggiano noto per l’inchiesta sugli affidi 4 o 5 volte i sostenitori di Salvini e Borgonzoni. Le due piazze, a circa 200 l’una dall’altra, erano antitetiche.

Quella leghista, davanti al Comune, piena per metà, meno di mille i leghisti, era infarcita di livore e rabbia, contro la sinistra e il sistema degli affidi, e con la spavalderia di chi si sente il vento in poppa. “Stavolta ce la facciamo” dicevano i leghisti arrivati dalla provincia di Reggio. I pochi bibbianesi in piazza della Repubblica erano per lo più vecchi militanti, stretti sotto il palco, o erano lì per curiosare e si tenevano distanti, in fondo la piazza, verso il comune.

Piazza Libero Grassi, quella delle sardine, invece era piena: oltre 4000 mila persone, molte dalla provincia di Reggio e da altre zone dell’Emilia, ma molti erano anche i bibbianesi scesi in piazza con le sardine perché stanchi da mesi nei quali il nome del loro paese è stato associato alle peggio cose. “Quella di Salvini è una strumentalizzazione rivoltante. A loro non frega niente dei bambini, li usano solo per la campagna elettorale” dicevano nei capannelli davanti al camioncino su cui si esibiva i gli artisti e parlavano le sardine.

Salvini, nel suo show dal palco da cui campeggiava, su sfondo rosso, la scritta “Giù le mani dai bambini” ha usato la voce e il dolore di alcuni genitori a cui sono stati tolto i figli per chiedere la riforma del sistema dell’affido, rivendicare la famiglia tradizionale e attaccare le coppie omogenitoriali. In un crescendo di esibizione del dolore, Salvini, vero master of ceremony con tanto di voce impostata con note di dolore, ha poi dato la parola alla mamma del piccolo Tommaso Onofri, il bimbo ucciso 14 anni fa nel parmense, che si è scagliata contro il permesso premio dato dal tribunale ad una delle persone condannate per il sequestro e la morte del piccolo. E Salvini ha colto subito la palla al balzo per chiedere la riforma della giustizia. Tematiche nazionali che poco c’entrano con una campagna per le regionali ma in tempi di voto ideologico tutto fa brodo e soprattutto porta voti.

Nella piazza delle sardine invece musica, cartelli colorati, sardine cartonate e luccicanti, Bella ciao cantata a squarciagola e più volte, e tanto tanto orgoglio: di una terra “libera dal 25 Aprile 1945”, come si leggeva in un cartello; di bibbianesi, “Qui siamo di sinistra e ci fa schifo la strumentalizzazione dei bambini che hanno fatto loro”. Orgoglio di emiliani antifascisti e di sinistra, stanchi del discorso d’odio sovranista, che però guardano con preoccupazione al voto di domenica: “C’è tanta ignoranza in giro, speriamo prevalga il buon senso” dicevano mentre si incamminavano sulla strada di casa, con gli occhi lucidi per l’emozione, il cuore caldo della fiducia che dà il ritrovarsi in tanti in piazza, e con un leggero brivido lungo la schiena, frutto più della preoccupazione di quel che può accadere domenica che del clima invernale.