19 mag. – Un cognome di origini catalane per una musicista nata a Roma, ma che ha la Gran Bretagna nel cuore, nella voce e nell’anima: ecco, in una manciata di parole, Bea Sanjust che ha esordito il mese scorso con un album che deve molto al folk inglese. “Ho lavorato in Inghilterra con dei musicisti locali e ho imparato quello stile”, ci ha detto Bea martedì scorso, ospite di Maps. “Sono stata a Brighton con amici di un chitarrista conosciuto per caso alla stazione di Roma Termini: un collettivo folk acustico, all’inizio, che poi negli anni si è evoluto con elementi elettrici ed elettronici”.
Tutti tasselli che sono entrati a fare parte delle undici tracce finite in Larosa, l’album che la Sanjust ha presentato suonandone tre brani, arrangiati per chitarra – o ukulele – e voce. “Ho voluto il titolo scritto tutto attaccato perché volevo fosse un omaggio all’Italia, ma usare un codice per l’estero: a chi non conosce la nostra lingua potrà sembrare una persona senza senso, ma chi si soffermerà capirà che si tratta di parole italiane”. Un titolo che vuole anche essere un “omaggio alla collettività che c’è dietro l’album”, ha svelato la nostra ospite, riconoscendo il lavoro di molti per questo disco di debutto, dai produttori ad amici “dei tempi del liceo”, oltre a musicisti di Brighton e vecchie conoscenze di Maps come Fabio Rondanini dei Calibro 35.
Con la nostra ospite abbiamo approfondito anche il suo rapporto con la scrittura: “Amo scrivere versi, pensieri o racconti brevi, ma non vado oltre: non penso di avere la visione di insieme necessaria per un romanzo”. E abbiamo avuto una sorpresa: una delle canzoni apparentemente più bucolica e panica del disco, “Marijuana”, è in realtà legata a momenti tristi vissuti da Bea ed esprime una posizione contraria alle sostanze come quella del titolo: “Come con tutte le droghe, anche quelle leggere, alla fine il conto si paga”, ha raccontato la musicista. “Poi, nella seconda parte, il clima cambia e la canzone diventa un inno alla vita, descritta come una serie di cose semplici, dal sentire gli uccellini nel cielo al fare insieme il pane”.
E il prossimo disco? “Sono più matura, più concisa e spero di avere una squadra più raccolta: ma scrivo sempre dentro di me, ho già tantissimi pezzi da lavorare e anche alcuni demo. Dal punto di vista sonoro è probabile che vada verso il rock“, ha dichiarato Bea Sanjust prima di suonare la terza e ultima canzone dello showcase: come sempre, trovate tutto qua sotto!
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