3 mar. – Oggi, giornata di udienza per il processo per la strage ferroviaria di Crevalcore, i macchinisti dell’Orsa si sono appesi al collo 17 bare di cartone. Un presidio in Piazza Trento e Trieste per dire che non ci stanno: la responsabilità non può essere solo dell’errore del macchinista. La posizione di Rete Ferroviaria Italiana non deve essere archiviata, così come ha chiesto il Pm Enrico Cieri il 12 febbraio. Cieri ha chiesto l’assoluzione per tutti i dieci imputati, sia i vertici nazionali delle ferrovie che i sette dirigenti locali. La sentenza è attesa per il 2 aprile. Oggi, nella nuova udienza la parola è andata all’avvocato di parte civile, Desi Bruno, che assiste il sindacato dei macchinisti e che ha chiesto la condanna di otto imputati, tutti tranne i due dirigenti del posto di movimento Bolognina. “Per noi le responsabilità maggiori sono quelle dei gradi elevati – ha spiegato la Bruno. Il nostro è un discorso opposto a quello della Procura. Il mancato attrezzamento della linea nel senso delle sicurezza fu un errore”.
Dall’Orsa arriva l’annuncio che verrà presentato un nuovo esposto, questa volta alla procura generale, perché si indaghi anche sulle responsabilità del Ministero dei trasporti e di Trenitalia.
Nello scontro tra due treni (un merci e un interregionale) morirono 17 persone, era il 7 gennaio del 2005. Ad essere messa sotto accusa fu la mancanza del Scmt (un sistema che blocca il treno in caso di errore umano) e l’assenza del doppio binario.
Ascolta l’intervista a Dante de Angelis, macchinista presente al presidio
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