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Arriva il 16 ottobre. Sciopero, cortei e blocchi in tutta Bologna

Bologna, 16 ott. – Oggi sciopero della Cgil in tutta l’Emilia-Romagna.  Due i cortei a Bologna che si concluderanno in piazza Maggiore. Uno dei concentramenti è previsto a porta San Felice per i manifestanti che provengono da Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Bologna; l’altro appuntamento è in piazza XX Settembre per chi arriva da Rimini, Cesena, Forlì, Imola, Ravenna, Ferrara e Modena. Garantiti i trasporti pubblici (quindi i bus e i treni saranno garantiti al 100%, così come tutti i servizi pubblici essenziali).

In piazza Maggiore interverranno, fra gli altri, i delegati della Bredamenarinibus di Bologna, della cooperativa 3Elle di Imola, dell’Ipercoop di Carpi e della Pioneer di Parma, oltre ad alcuni ricercatori dell”Enichem di Ravenna e al capolega dello Spi di Bellaria. Il comizio conclusivo sarà affidato al segretario regionale Cgil Vincenzo Colla, che prenderà parte al corteo da porta San Felice. Alla manifestazione parteciperà anche Carla Cantone, segretaria nazionale dello Spi, seguendo il corteo da piazza XX Settembre.

In piazza non ci sarà solo la Cgil. Anche i facchini del sindacato Si Cobas e i collettivi si faranno sentire. All’interporto di Bologna i facchini stanno incrociando le braccia dalle 6 di questa mattina e organizzeranno un presidio contro “le recenti iniziative governative relative al job act e all’art. 18″. “Ma il 16 ottobre – scrive su facebook il sindacato Si Cobas – sarà anche sciopero generale, sociale e metropolitano, che vedrà protagonisti in tutta Italia i movimenti studenteschi, le realtà in lotta per il diritto all’abitare e contro grandi opere e nocività!”. Annunciano cortei, proteste e azioni il collettivo universitario Cua, che si propone di “bloccare le facoltà”. Appuntamento per gli attivisti alle 8.30 in via Zamboni contro le tasse “troppo alte” e le borse di studio che non coprono troppo le domande. Scrive invece il collettivo studentesco Cas: “Il 16 Ottobre bloccheremo i viali in più punti e sfileremo con cortei selvaggi e non autorizzati per tutta la città. L’Isart ha annunciato che bloccherà porta S.Stefano e il Sabin insieme ai ragazzi e alle ragazze delle Aldini e del Serpieri bloccherà i viali all’altezza di piazza XX Settembre, ma questi sono solo alcuni dei punti che noi studenti bloccheremo e ci aspettiamo che altre scuole raccolgeno l’appello e blocchino la porta più vicina”. Previsto anche i corteo degli occupanti di case, in partenza da Piazza dell’Unità alle ore 9.

Seribo non sfornerà pasti per le mense scolastiche di Bologna. E gli alunni potranno portarsi da casa il pasto (ma non cibi facilmente deperibili e tantomeno salse, come la maionese). Consentiti dunque panini con prosciutto, focaccia salata, biscotti secchi, pane e frutta di stagione. Non è la nuova forma di protesta dei genitori contro il Comune, che aleggia nell’aria da giorni, ma l’effetto dello sciopero della Cgil indetto in Emilia-Romagna.

Il settore Istruzione infatti ha avvertito le scuole che materne e alimentare non riceveranno i pasti cucinati da Seribo per effetto della giornata di lotta e anche delle assemblee indette, durante lo sciopero, per i dipendenti con il contratto del pubblico impiego (e anche a Seribo ce ne sono). Inoltre non ci sarà bisogno che i genitori degli alunni segnalino che non va preparato il pranzo per i loro figli a differenza di quanto succede quando invece non vanno a scuola. E’ già stata indicazione sul fatto che i pasti non vanno né ordinati né addebitati alle famiglie. Indirettamente, però, si ricreano due situazioni ”indigeste” per le famiglie che chiedono un cambio di passo nella gestione delle mense scolastiche. Prima di tutto perché quando lo scorso 5 maggio le famiglie scelsero, per protesta, di mandare a scuola i figli con un panino, gli fu risposto che non si poteva; invece, quando c’è sciopero si può. In secondo luogo, la procedura di domani riapre il tema della rilevazione di presenze e assenze degli alunni: i genitori dell’Osservatorio mense, infatti, contestano il fatto che tocchi alle famiglie segnalare telefonicamente se un figlio non mangerà a scuola; sostengono che in molti casi questo meccanismo non è seguito nelle statali con l’effetto di tanti pasti preparati inutilmente.

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