Una politica debole non può produrre provvedimenti forti. La dimostrazione plastica di questo assioma la dà la riunione fiume in Regione Emilia Romagna al termine della quale la giunta di Stefano Bonaccini ha fatto marcia indietro sullo stop alla circolazione per i veicoli diesel Euro IV.
Proprio nel giorno in cui gli scienziati dell’Ipcc pubblicano il report in cui invitano a mettere in campo azioni su larga scala, senza precedenti e con rapidità per contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi rispetto alla temperatura media nell’era preindustriale, i nostri amministratori hanno avuto paura. Non già delle conseguenze sulla salute degli esseri umani e sull’ambiente (a Bologna la stima dell’Ausl è che l’inquinamento rappresenti il 5% delle cause di morte come si legge a questo link Ecoscienza_2017_ UO Epidem), ma del prossimo voto alle amministrative di maggio. Ed hanno sacrificato una scelta di buon senso (non una rivoluzione, sia chiaro) sull’altare del consenso. Con il rischio, tra l’altro, che la retromarcia faccia perdere ancora più autorevolezza ai guidatori e rinfocoli ulteriormente gli alfieri urlanti del benaltrismo.
L’immagine che ne esce è di una desolazione imbarazzante: nelle città d’Europa che spesso ci piace prendere ad esempio (Parigi, per dirne una) si sta puntando a mettere al bando i diesel nel 2020. Tutti, nessuno escluso. Qui da noi, invece, ostaggi di una politica orfana di organizzazione e di visione e sempre più succube di bottegai, opinion leader da social network e urlatori da bar, gli amministratori fanno un passo avanti e due indietro. E no, non per prendere la rincorsa.
Buono smog a tutti. Col consenso dei cittadini, s’intende.
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