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App, groove, archi e techno: il secondo disco di Interiors

1 feb. – Un percorso musicale onirico ed evocativo quello creato dal duo Interiors, composto da Valerio Corzani ed Erica Scherl. A due anni di distanza da Liquid, ritornano con un secondo disco, registrato allo Spectrum Studio di Roberto Passuti : “Il titolo è un gioco. Molti registrano gli unplugged, noi abbiamo optato per Plugged, racconta Valerio a Maps. “È un nome che corrisponde allo spirito iniziale del progetto, fondato sulla possibilità di connettere le opzioni poetiche con l’elettronica, senza rinunciare agli strumenti più ‘mainstream’”. Elettronico e analogico si uniscono creando un groove ritmico che non abusa delle propria presenza: “Vogliamo che giri, ma non in maniera spudorata. Ecco perché creiamo dei contrasti aggiungendo, ad esempio il violino, come avviene nel brano ‘Slowcore’, dove creiamo un incontro tra gli archi e la techno“. Da questo punto di vista si crea uno scarto con il disco precedente, mentre restano tutti gli strumenti evocati con le app per “sfruttare appieno le tecnologie odierne, portandosi sottobraccio un’intera orchestra“, continua Valerio. “Ciò non significa che facciamo gli sboroni e usiamo tutte le fasce timbriche creando composizioni barocche! Io ed Erica facciamo delle scelte sfruttando al meglio questa possibilità”.

Plugged si presenta come un lavoro di cut up dove il duo unisce campioni vocali con le colonne vertebrali di altri brani, come avviene nella seconda traccia “Cosmic Breakfast“: “Per l’introduzione abbiamo scelto il suono raccolto dalla sonda rosetta che, attaccandosi a una cometa, ha creato rimbalzando sulla terra. Il pezzo procede con un frammento estratto dal lavoro di una cantante norvegese, epurato di tutto il resto. Talvolta la conformazione del groove, invece, è risultato dell’unione di tre o quattro brani assemblati”. L’album si compone anche di brani arrangiati in maniera tradizionale, come accade in “Hippysm” dove è presente l’arpeggio di basso e violino, con l’aggiunta di un’app che riproduce il suono dell’hang drum. Le voci, invece, provengono dalle collaborazioni con Serena Fortebraccio, Boris Savoldelli, Barbara Eramo che regalano al complesso la naturalità che fa da contrasto con l’utilizzo dei metodi di creazione musicali odierni.

Elena Usai

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