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“Apericena?” Si può dire!

6 aprile – “La lingua italiana sta attraversando una lenta ristrutturazione condizionata dall’effetto dei nuovi media. Sul web troviamo persone che giornalmente scrivono e che, fino a qualche anno fa, non l’avrebbero mai fatto con questa frequenza. L’avvicinamento alla scrittura, da parte di una sempre più larga parte della popolazione, sta portando a una progressiva evoluzione“. Ai microfoni di Piper, il linguista Massimo Arcangeli promuove la prima edizione di Parole in cammino – Il Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia, che si tiene a Siena dal 7 al 9 aprile 2017.

Un’occasione per riflettere sulle direzioni che la nostra lingua sta prendendo: “Tra i puristi dell’italiano e coloro che accettano il fatto che una lingua deve evolversi di pari passo all’uso comune che se ne fa, io assumo una posizione intermedia. I dati ci dicono, da un lato, che è in atto un impoverimento del patrimonio lessicale che fino a venti anni fa era molto più solido: le nuove generazioni fanno più fatica ad affrontare e scrivere un testo. Ma, allo stesso tempo, è indubbio che il web e i social stanno portando ad una più ampia e generalizzata capacità espressiva. Questo comporta la nascita di nuove parole e un nuovo dinamismo all’interno di norme linguistiche non più solide come un tempo“.

Nuove parole come petaloso o webete i cui autori (rispettivamente il piccolo Matteo T. ed Enrico Mentana) verranno riconosciuti con un premio ad hoc: “Il caso suscitato dal fortunato Matteo T. è emblematico: la maestra, non trovando il termine da lui scritto in un tema, lo segna come errore ma scrive all’Accademia della Crusca per sapere se la parola può avere una dignità ponendo, così, una riflessione sul fatto che la creatività linguistica non appartiene solo agli adulti e alle accademie“. Ma cosa ne pensa Massimo Arcangeli di termini sempre più diffusi come apericena? “Sono parole semplici, come aperipranzo, che rendono molto bene l’idea di cosa stiamo parlando e che anch’io uso spesso. Termini ibridi che contaminano campi diversi di significato, come nel caso di adultescenteuna parola che misura la realtà di chi, non essendo più adolescente ma nemmeno propriamente adulto, vive ancora con i suoi genitori. Una parola che descrive una condizione molto diffusa di questi anni”.

Il festival è realizzato dall’associazione La Parola che non muore ed è promosso dall’Università per Stranieri di Siena per l’occasione delle Celebrazioni del Centenario della fondazione della scuola di lingua italiana per Stranieri.

Ascolta l’intervista al direttore artistico Massimo Arcangeli

Antonio Ciulla

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