23 mar. – Il nuovo disco di Angela Baraldi, Tornano sempre, è uscito un mese fa per Woodworm Records: un album intenso, piuttosto malinconico e allo stesso tempo forte e preciso, in equilibrio tra i suoni del rock alternativo e il cantautorato. La musicista è stata protagonista di Artrockmuseum il 22 marzo e, nello stesso pomeriggio, è passata a Maps con Federico Fantuz per raccontarci l’album e per suonarne qualche traccia. Ecco quello che ci hanno raccontato.
La produzione del disco
“Ci abbiamo messo un botto a fare Tornano sempre: è stato registrato a tappe molto distanti l’una dall’altra. Abbiamo improvvisato delle musiche nello studio di Steve Dal Col a Bassano, con Giorgio Canali alla chitarra elettrica e Vittoria Burattini alla batteria, senza linea melodica: io suonavo un po’ la tastiera e un po’ la chitarra, con il mio solito stile. Un paio di accordi o una nota soltanto, bordoni minimalisti: anni e anni di conservatorio per tornare agli inizi, alla mononota. Una fase molto spontanea che ha prodotto ore di materiale su cui ho lavorato a casa da sola, creando testi e melodie.”
“Michimaus”
“‘Michimaus’ è stato il primo esperimento del disco: avevo una base senza melodia, ma con una struttura più simile a quella di una canzone, rispetto ad altre improvvisazioni. Io ci ho messo parole e melodia, e ascoltandola adesso sembra molto coesa: è un miracolo, perché l’armonia e la base sono state registrate dopo pochissime prove un anno prima che io ci aggiungessi il resto. Questo mi ha incoraggiato ad andare avanti, perché lavorare alle improvvisazioni non è sempre facile.”
“Hollywood Babilonia” e “Tornano sempre”
“Il fatto che ‘Hollywood Babilonia’ abbia in comune con ‘Michimaus’ la rivistazione di alcune icone della mecca del cinema è stata di nuovo una sorpresa per me, considerando il tempo che ci ho messo a lavorare all’album. Parlare di questi personaggi dimenticati e obsoleti fa parte della poetica decadente che mi affascina e mi appartiene: ripescare cose dalla soffitta senza togliere la polvere. In ‘Tornano sempre’ l’outsider è il narratore: guarda dalla finestra il mondo che si muove a ritmi diversi dai suoi. Si tratta poi di me, del mio lavoro, di quello che faccio da sempre: io torno a casa quando gli altri escono. Ho fatto lo slalom tutta la vita per non poter lavorare: sai, un’artista a 360 gradi, dal teatro al cinema… tutto pur di non lavorare!”
Le influenze dei maestri
“Ho lavorato insieme a persone come Dalla e De Gregori, e posso dirti che non si sono mai messe in cattedra: ho imparato delle cose da loro e, allo stesso modo, penso di avere assorbito elementi che sono entrati naturalmente nella mia scrittura e nella mia attitudine, senza dottrine e insegnamenti specifici, a parte quelli strettamente relativi al mondo del lavoro. Dal punto di vista creativo è bastato stare vicino a queste persone per assorbire la loro umanità e la loro energia, diventando loro amica: così mi hanno influenzato.”
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