Bologna, 4 nov – L’Anfass di Bologna, l’associazione Nazionale Famiglie di Persone con disabilità Intellettiva e/o relazionale, denuncia un taglio di diritti ai danni di otto persone disabili. Queste persone non potranno più frequentare alcuni Centri Socio-riabilitativi diurni del distretto socio sanitario di Casalecchio di Reno.
“Alcune di queste persone con disabilità – dichiara la presidente Graziella Romagnoli – frequentano i centri diurni da anni, dalle 9.00 alle 16.00 tutti i giorni,dal lunedì al venerdì, mentre il resto del tempo lo trascorrono nella struttura residenziale dove risiedono. Di fatto, privarli del centro diurno equivale a recluderli 24 ore su 24 nella stessa sede, in preoccupante analogia con le vecchie strutture manicomiali che, ricordiamo, sono bandite in Italia da oltre 35 anni”.
“Mio fratello frequenta il centro diurno di Crespellano da 20 anni. Si trova molto bene: fa piccoli lavoretti, apparecchia la tavola. Gli piace anche uscire a bersi un caffè. Ama il caffè. Questa è la sua routine: come possono pensare di levargliela senza che lui ne subisca le conseguenze?”. Massimo Zacchi è il fratello di Paolo, 49 anni, disabile. Vive su una sedie a ruote e da 20 anni frequenta il centro diurno e da una decina vive in un centro residenziale.
Paolo è una delle otto persone (uomini e donne tra i 30 e i 50 anni) alle quali è stato comunicato che non potranno più frequentare uno dei tre centri diurni del distretto socio-sanitario di Casalecchio di Reno. Perché? “Sono stati addotti motivi economici- spiega la presidente – ci hanno detto che i ragazzi ‘rimossi’ faranno spazio a nuovi inserimenti. Abbiamo chiesto di vedere la lista d’attesa, ci è stata negata. Ammesso che davvero ci sia molta richiesta per il centro diurno, la soluzione non può essere spostare le persone come fossero numeri a seconda di come fa comodo, ma rendere disponibili più strutture”.
“Un risparmio di 50mila euro all’anno per Asc (l’ente pubblico per la gestione dei Servizi alla persona dell’Unione Valli del Reno, Lavino e Samoggia) e Comuni– continua Romagnoli – una nocciolina per i loro bilanci, ma molto di più per queste persone. Ci battiamo per i loro diritti e se non riusciremo a ottenere niente con il dialogo, faremo causa”.
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