Amianto. Ancora condannati i dirigenti delle Ogr. Cgil: “Giustizia è fatta”
In appella arriva la condanna per i responsabili delle morti per amianto alle Officine grandi riparazioni di Bologna

Bologna, 29 gen. – Ancora un colpo di scena nella vicenda processuale sulle morti causate dall’amianto tra i lavoratori delle Officine grandi riparazioni di Bologna (Ogr). Dopo una sentenza di condanna nel 2009, tre anni dopo era arrivata un’assoluzione ma ora, rendono noto la Filt-Cgil di Bologna e dell’Emlia-Romagna, quel secondo pronunciamento è stato ribaltato ed uniformato al primo. La prima sezione penale della Corte di Appello di Bologna ha condannato a un anno Franco Cataoli, responsabile delle Officine grandi riparazioni delle Ferrovie da maggio 1975 a febbraio 1976. Era accusato, in concorso con altri tre dirigenti deceduti durante il processo di omicidi e lesioni colpose di numerosi lavoratori dell’azienda, morti per patologie legate all’esposizione all’amianto.
La Filt, che si era costituita parte civile nel processo che si è concluso ieri in Corte d’appello, esprime “grande soddisfazione per l’esito conclusosi con una sentenza che ha segnato un punto fermo in materia di responsabilità penale per le morti di amianto di numerosi lavoratori delle Ogr”. In discussione, spiega il sindacato, c’era “una sentenza di condanna a carico dei dirigenti e dei responsabili sanitari delle allora Fs, emessa nel 2009 dal Tribunale penale di Bologna”, e una sentenza di assoluzione a carico delle stesse persone del 2012, sempre dal Tribunale di Bologna. La Corte, continua la Filt, ha “ritenuto di dover riformare la sentenza di assoluzione, facendola diventare di condanna, in sintonia con la sentenza del 2009″.
In attesa di poter leggere le motivazioni, “le famiglie e i lavoratori dell’Ogr ribadiscono l’importanza di una sentenza come questa che, a fronte di gravi responsabilità penali- continua la nota- fa piena giustizia nel rispetto delle norme della legge”. Infine, oltre “al danno subito dalle persone decedute e ammalate, con la condanna- conclude il sindacato- si conferma il riconoscimento del ruolo determinante costituito dalla presenza e dal sostegno ai lavoratori e alle loro famiglie da parte della Filt”.
“Questa sentenza – spiega un comunicato della Associazione familiari e vittime amianto – il suo profilo di giustizia, dà forza all’azione di tutti coloro che hanno sofferto e soffriranno a causa del criminale uso dell’amianto, ma che si battono per un dovuto risarcimento sociale: ricerca, cure, bonifiche, diritti e giustizia. Nessuno deve rimanere solo, non può essere uno slogan, ma una pratica quotidiana di concreta solidarietà, come dimostra il fatto che attorno a questo processo si sono attivate forze sociali come il sindacato, la Filt-CGIL di Bologna, parte civile nel processo, ma anche protagonista nella tutela della salute e nell’organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici”.