19 feb. – Il progetto al Lazzaretto è rimasto incompleto, ora l’Università ci riprova con l’area dell’ex Staveco. Oggi la firma dell’accordo per realizzare un polo d’eccellenza e di internazionalizzazione ai piedi dei colli. Un compito non facile in un periodo di crisi del mercato immobiliare: per riuscirci L’Alma Mater deve, infatti, mettere a punto un piano di dismissione degli immobili attuali, nell’attuale zona universitaria, decentralizzando la sua presenza in città.
E’ stata scartata l’ipotesi di un trasferimento delle facoltà, nel nuovo polo dovrebbe avere una vocazione internazionale e di eccellenza. Il Comune da parte sua cederà l’area, di 93mila mq,rinunciando alla percentuale (tra il 5% e il 15%) prevista dall’accordo col Demanio sulla valorizzazione delle ex caserme, cifra che dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro. L’Università diventerà proprietaria, ma dovrà presentare un progetto complessivo per l’utilizzo dell’area e soprattutto trovare le risorse. Oltre alla vendita di immobili, l’Alma Mater sarà costretta a risparmiare sugli affitti e cercare fonti di finanziamento esterne all’università.
I tempi per rendere questo progetto realizzabile sono strettissimi. Entro due anni dovrebbero aprire i primi cantieri. Entro sei mesi dalla firma dell’accordo di oggi, l’Ateneo deve presentare il piano di dismissione degli immobili, e il Comune ha due mesi di tempo per approvarlo; dopo altri sei mesi l’Alma Mater deve esibire il progetto strategico complessivo dell’insediamento, compreso il piano conomico finanziario, che Palazzo D’Accursio deve approvare nel giro di ulteriori due mesi. A seguire, l’Università ha gli ultimi sei mesi di tempo per bandire l’appalto, che potrà essere anche suddiviso in lotti. In totale 22 mesi, talmente scadenzati che il sindaco al termine della presentazione ha regalato al rettore un orologio, perché mantenga sempre monitorati tempi.
Alla Staveco alla fine troveranno posto strutture universitarie, come già previsto nel Psc, impianti sportivi, piccolo commercio, un parcheggio pubblico da 400 posti e ovviamente il grande parco pubblico che dovrebbe collegare la città a San Michele in Bosco (la famosa “porta d’accesso alla collina”).
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