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Al via il progetto autorecupero. Ma per lo sfitto serve l’intervento del Governo

Bologna, 29 giu. – Via ai lavori per l’autorecupero di 20 alloggi, di proprietà del Comune di Bologna, che saranno ripristinati dalle stesse famiglie che andranno ad abitarci. Il progetto è stato avviato nel 2008 e oggi diventa concreto con l’approvazione della delibera in Consiglio Comunale che dà il via alla convenzione con i soggetti coinvolti, riuniti nella cooperativa “Mattone solidale”. Si tratta di cinque immobili, tra via Mondolfo e viale Lenin.

Il Comune entro 15 giorni modificherà l’urbanistica e cederà alla cooperativa il diritto di superficie per 99 anni, al prezzo di 718.000 euro. I soldi ricavati saranno utilizzati per la riqualificazione delle case popolari. Al bando avevano risposto quasi 70 nuclei familiari, ma di questi solo 17 hanno superato le verifiche bancarie finalizzate alla concessione dei mutui.

Perché questa esperienza possa servire anche al recupero dello sfitto a Bologna però c’è bisogno di un intervento governativo che “renda meno rigido l’affidamento di immobili che hanno bisogno di lavori” prima di essere assegnati per dare risposte sul terreno del disagio abitativo, ha commentato l’assessore alla Casa , Riccardo Malagoli, intervenendo oggi in Consiglio comunale. Malagoli ha toccato l’argomento accogliendo con favore le dichiarazioni del capogruppo del Pd, Claudio Mazzanti.  Per Mazzanti, iniziative di questo tipo rappresentano un buon esempio da portare al Tavolo aperto in Prefettura, mentre resta senza risultati tangibili il protocollo per il riuso degli immobili pubblici e privati vuoti o sfitti.

Progetto che, come ha spiegato qualche giorno fa l’Acer, finora è rimasto in stallo perché gli immobili potenzialmente utilizzabili non sono in stato ottimale e c’è un problema di responsabilità civile dei proprietari di fronte a eventuali incidenti.  Serve una “legislazione che ci permetta di acquisirli e farli mettere a posto con risorse proprie di chi ci va ad abitare”, aggiunge l’assessore: su questo il Comune “ha aperto un’interlocuzione con il Governo, speriamo di arrivare in fretta perché ci sono situazioni che gridano allo scandalo”, con ampi pezzi di patrimonio che “sta lì e diventa marcio”.

Valgano da esempio, in questo senso, anche alcuni immobili interessati dalle occupazioni. Lo stabile di via de Maria “è messo meglio ora” di prima, sottolinea Malagoli, visto che coloro i quali lo abitano (e non mancano i muratori) hanno interesse a migliorarne le condizioni. Oppure c’è l’ex Dima, recentemente occupato e sgomberato: “Aveva appartamenti pronti per essere abitati, è uno spreco umanamente inconcepibile- afferma l’assessore- in un momento come questo”.

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