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Al Pilastro si accende la prima comunità energetica di quartiere

Bologna, 2 ott. – Si chiama Geco e non è un rettile: Green Energy Community è la prima comunità energetica di quartiere italiana, che si accenderà proprio al Pilastro. “Partiamo da un progetto sociale, oltre che tecnologico”, introduce Claudia Carani, responsabile dell’area pianificazione energetica di Aess e coordinatrice del progetto. Quello di comunità energetica infatti è un concetto introdotto da una direttiva europea del 2018, che dovrà essere recepita dagli Stati membri nel 2020, e che consente a chi aderisce di usufruire di tariffe ridotte grazie a fonti rinnovabili e ottimizzazione dei consumi. “Produrre in modo sostenibile, localmente: partiamo dall’energia per cercare di ridurre i consumi di materie prime”, prosegue Carani. Il progetto è appena partito e durerà tre anni, è promosso dal coordinatore Aess (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile), Enea, Università di Bologna, con la partecipazione di Caab/Fico e Agenzia locale di sviluppo Pilastro-Distretto Nord Est; finanziato con 2,5 milioni di euro dal fondo europeo Eit Climate-Kic, è inoltre collegato a Roveri Smart Village, un’iniziativa promossa da Enea dal 2017.

Verranno coinvolti i cittadini residenti e le aziende dei quartieri Pilastro-Roveri, circa 900, che vorranno mettere a disposizione i loro impianti, vendendo “l’energia ai residenti della comunità energetica, invece che alla rete elettrica”. In questo modo la disponibilità energetica potrà essere gestita attraverso ‘smart contracts’, che andranno a definire le bollette elettriche in base a numeri certificati, portando ad un risparmio stimato nel 20% in meno. “Il 17 ottobre ci sarà un incontro con le imprese dove andremo a raccogliere le manifestazioni di interesse e il 18 a Roma un tavolo nazionale con Enel e i grossi attori che devono recepire queste comunità energetiche e capire come modificare le tariffe”, spiega Carani. Nel frattempo, si sta pensando già a come produrre elettricità dall’acqua, da realizzare attraverso “microimpianti con produzione continua”, ma tutto è in divenire. Certamente, la comunità energetica punta a “introdurre un cambiamento culturale” che inneschi un circolo virtuoso di buone pratiche, che partano dall’energia e arrivino fino ai rifiuti.

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