Al centro Rosy Bindi, presidente commissione antimafia
Modena, 17 feb. – Nessun allarmismo, ma nemmeno nessuna sottovalutazione. Lo dice la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi quando i cronisti le chiedono un bilancio della situazione in Emilia dopo la maxi operazione anti mafia Aemilia. “Questo è un territorio in buona salute”, dice Bindi per poi tranquillizzare anche sulla ricostruzione post terremoto gestita dalle istituzioni. Solo lo 0,6 percento dei lavori è finito nelle mani della ‘ndrangheta. “Praticamente quasi nulla, segno che il sistema globalmente ha retto. L’attenzione deve però andare nel settore della ricostruzione post terremoto in mano ai privati, dalla progettazione all’esecuzione dei lavori”.
“La famosa ditta Bianchini è legata a subappalti – ha detto Bindi – non era la struttura commissariale la responsabile diretta. Quindi, il sistema sta funzionando”. Quello che non ha funzionato era dunque fuori dalla portata della Regione, che ha coordinato la ricostruzione. Il problema sta nella possibilità per chi si aggiudica lavori pubblici di rigirare parte delle commesse ad aziende in odore di mafia , o peggio. Per questo la Commissione annuncia un progetto di legge da presentare in parlamento, per sistematizzare quello che in Emilia ha funzionato e correggere le crepe. Tra le buone idee che potrebbero diventare legge c’è ad esempio la possibilità di tenere in vita un’azienda in mano alla criminalità organizzata dopo averla adeguatamente “ripulita”. Un commissario avrebbe il compito di garantire la continuazione dei lavori già iniziati e il pagamento di clienti e fornitori. Un modo per non paralizzare i cantieri. “Lo zero virgola sei deve farci stare tranquilli? Attenzione, la criminalità sta puntando non sugli appalti pubblici ma sul settore privato: turismo, gioco d’azzardo, costruzioni, facchinaggio“, dice la deputata del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti. Proprio per questo la commissione anti mafia ha acceso il fare sulla ricostruzione post terremoto che riguarderà le case e i palazzi dei cittadini. “Si tratta di almeno 15 mila cantieri già partiti o in partenza – ha detto Bindi – Quello che ha tenuto la ‘ndrangheta lontana dagli appalti pubblici dovrà ora essere applicato anche sugli appalti che riguardano i privati”. Lavori, ed è il caso della ricostruzione post sisma, comunque finanziati con soldi pubblici.
Finale Emilia. Nessuna richiesta di commissariamento per il Comune di Finale Emilia. Anzi, la “commissione di accesso” prefettizia che dovrebbe valutare la situazione del Comune, in realtà, nemmeno è stata istituita. “Allo stato attuale c’è uno studio di tutto ciò che è successo, nulla di più”, dice il prefetto di Modena Michele Di Bari. A chiarire che per Finale “non c’è nessun commissariamento” è il senatore modenese del Pd Stefano Vaccari. Dunque, continua la presidente antimafia, “il prefetto sta valutando se ci sono gli estremi per la commissione di accesso, siamo quindi nella fase previa”. Una “fase molto previa“, rimarca il prefetto. La commissione di accesso, se mai venisse creata, avrebbe il compito di analizzare la situazione ed entro sei mesi fornire al ministero dell’Interno il proprio parere su un possibile commissariamento del Comune. Per arrivare al commissariamento la legge impone una delibera del Consiglio dei ministri e un decreto da parte del Presidente della Repubblica. Solo allora il Comune viene sciolto.
Al centro Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle
Brescello. Il sindaco di Brescello Marcello Coffrini, eletto coi voti Pd, è stato protagonista di alcune battute ”disinvolte” a proposito dei boss in Emilia? Il pressing della commissione antimafia su questi casi è costante, ma alla fine “decidono i consiglieri comunali”. Lo precisa Rosy Bindi incontrando la stampa in Prefettura a Modena. “Noi come commissione- dice la presidente dopo i lavori della commissione stamattina- invitiamo sempre le forze politiche ad avere un atteggiamento rigorosissimo nei confronti della propria classe dirigente, e di non aspettare sempre intervento magistratura”. D’altra parte, puntualizza Bindi, “mi pare che per quanto riguarda il sindaco di Brescello ci sono già state prese di posizione da parte del partito di appartenenza, che ne aveva chiesto in un qualche modo anche un passo indietro. Non è stato sfiduciato? Questo- ricorda la presidente- dipende dai consiglieri comunali. Non si può pensare di chiedere che la commissione svolga compiti non propri”. Ma comunque, conclude Bindi, “il nostro invito è pressante: abbiamo approvato un codice etico molto rigoroso…”. “Esprimo una posizione personale – dice la grillina Giulia Sarti – Il sindaco di Brescello deve dimettersi, esattamente come quello di Finale. Da tempo noi 5 Stelle solleviamo il problema, ora è il momento della responsabilità”.
Piacenza. “Sulla vicenda della ‘ndrangheta, il Pd, il mio partito, tutti noi, abbiamo peccato di superficialità sia perché non sono stati intercettati per tempo i fenomeni che erano stati denunciati, sia perché abbiamo ritenuto che la virtuosità del sistema emiliano presentasse gli anticorpi per contrastare le degenerazioni”. La pensa così il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, che confida la sua riflessione a “KlausCondicio“. Nella trasmissione del conduttore Klaus Davi il sindaco parla di una parziale sconfitta che deve servire a reagire: “Io parlo delle cose che conosco, parlo di Piacenza. Qui ci sorprendiamo per le cose che sono accadute, ma assicuro che abbiamo fatto e faremo tutto il possibile per combattere il fenomeno”. E, alla domanda di Klaus Davi “Sarebbe necessario un mea culpa del Pd?”, Dosi, come si legge in un comunicato, risponde: “Si”. Sarebbe salutare, anche se l’autocritica non va personalizzata. Il mea culpa deve tenere conto di un atteggiamento non doloso, ma anche colposo. In un ambiente come il nostro, dal tessuto radicato, non è facile riconoscere azioni che abbiano un contenuto criminoso”.
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