l’interno del padiglione 19 della Fiera di Bologna allestito per l’udienza preliminare del processo AEmilia
Bologna, 27 ott. – Si apre domani mattina nell’aula speciale allestita nel padiglione 19 della Fiera di Bologna il processo Aemilia contro la ‘ndrangheta emiliana. Un processo maxi nei numeri: 219 gli imputati, un centinaio le persone offese, una trentina le udienze fissate fino a dicembre, a partire da quella preliminare di domani. Si terrà in camera di consiglio, alla presenza delle sole parti, a porte chiuse a stampa e pubblico. A rappresentare l’accusa saranno i pm Marco Mescolini ed Enrico Cieri.
Le misure di sicurezza saranno straordinarie, commisurate all’evento. L’area sarà controllata da telecamere e agenti e circondata da due cordoni di controllo, uno agli ingressi generali della fiera, l’altro, con metal detector, prima dell’accesso al padiglione 19. Fuori i praticanti degli studi legali, mentre gli avvocati dovranno presentarsi con la nomina in mano. Fuori anche i giornalisti, che potranno accreditarsi sul posto per accedere a una sala stampa in piazza della Costituzione.
“Nell’autonomia di ognuno e delle parti abbiamo convintamente deciso di finanziare uno spazio anche se mi rendo conto che è un’anomalia – cioè che la Regione finanzi – ma per me era assolutamente necessario farlo. Perché non potevamo permetterci che un processo su un tema così importante e che per noi diventa una delle questioni cruciali dei prossimi anni di governo di queste terre si tenesse altrove”, ha detto oggi il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Domani, durante l’udienza preliminare, all’esterno ci sarà un presidio della Cgil di Reggio Emilia, di Libera e altre associazioni impegnate nella lotta alle mafie.
L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della stampa dell’Emilia-Romagna si sono costituiti parte civile “a difesa dei colleghi Sabrina Pignedoli e Gabriele Franzini, vittime di pesanti intimidazioni di stampo mafioso durante lo svolgimento delle proprie mansioni professionali”, spiegano in una nota Ordine e Aser in riferimento ai casi dei giornalisti che, secondo le indagini, hanno subito pressioni da parte di membri dei clan. Si costituiranno parte civile anche Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna, insieme con “altre associazioni ed espressioni della società civile”, per “ribadire con fermezza e determinazione la volontà di sconfiggere le mafie”. Stessa strada percorrerà l’Arci, annuncia il presidente regionale Federico Amico e spiega: “La presenza attiva anche in ambito processuale, nell’interesse non solo dei soci e delle vittime, ma dell’intera cittadinanza non potrà che rafforzare l’azione di Arci sul territorio e l’efficacia delle sue iniziative di contrasto al dominio criminale”.
Per 9 imputati oggi sottoposti al regime restrittivo del 41 bis, fra i quali Nicolino Grande Aracri a capo della cosca omonima, è stato deciso che parteciperanno all’udienza a distanza, in videoconferenza.
L’inchiesta della direzione distrettuale antimafia aveva portato a gennaio a 117 misure di custodia cautelare e contesta a 54 persone l’associazione a delinquere di tipo mafioso. Gli inqurenti hanno individuato in Emilia-Romagna, in particolare nella provincia di Reggio Emilia, un’attività criminale legata alla cosca Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone.
l’esterno del padiglione
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