Per qualcuno sono una voce di spesa da dividere tra gli altri inquilini del palazzo; per altri sono uno spazio da falciare, spazzare, tenere in ordine per non scontentare il coniuge; per altri ancora un passatempo che riempie di lavoro piacevole le ore libere da quello salariato. Senza dubbio, i giardini sono luoghi polisemici. Lo sono ora, ma anche in passato lo erano. Come mostra il professor Carlo Tosco, docente al Politecnico di Torino dove dirige la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, autore della Storia dei giardini – Dalla Bibbia al giardino all’italiana, edito dal Mulino. Un viaggio nella storia dell’umanità, dagli albori della civiltà stanziale al Rinascimento, inseguendo i fili d’erba e i rami delle piante che adornavano i giardini di sovrani, nobili, conquistatori e sacerdoti. Tra le pagine del libro di Tosco si scopre che gli egiziani furono anche grandi giardinieri, che gli assiri erano soliti appendere in giardino le teste dei nemici vinti, che i Bentivoglio, come le altre casate del Rinascimento italiano, oltre che bellissimi palazzi avevano magnifici giardini, e che “Cristo giardiniere” non è affatto una bestemmia.
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