Una petizione indirizzata alle più alte cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica a quello del Consiglio dei ministri passando per Senato e Camera, per chiedere che l’Italia non aderisca “a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima”. A promuovere la raccolta di firme sono alcuni accademici italiani guidati dal professor emerito di Geologia applicata ed ex rettore dell’università di Chieti-Pescara Uberto Crescenti. Tra i promotori della petizione figurano molti “negazionisti“, coloro i quali negano che vi siano cause antropogeniche alla base del surriscaldamento globale.
Il professor Franco Prodi, docente di fisica dell’atmosfera all’Università di Ferrara che figura tra i promotori della petizione, non vuole essere definito negazionista. “Io sono un fisico dell’atmosfera e quindi parlo del sistema clima che ha i suoi fondamenti nell’atmosfera – dice Prodi – Certamente non nego che la CO2 abbia dei ruoli nei processi di trasferimento radioattivo dell’irradiazione solare in atmosfera però ritengo che la conoscenza del sistema clima non sia a livello tale da emettere la semplice frase ‘riscaldamento globale’ come una cosa acquisita”. Secondo il professor Prodi nei modelli climatologici si tiene troppo poco in considerazione il ruolo delle nubi nella determinazione del clima. “Io so che dai primi dell’Ottocento fino adesso, con strumenti fisici, in tutto il globo la temperatura superficiale a due metri dal suolo mediata si è innalzata di 0,9 gradi centigradi, ovvero 7 decimi di grado per secolo” dice Prodi che ritiene gli scenari presenti nei rapporti dell’International Panel on Climate Change poco precisi ed eccessivamente catastrofistici. Da cui ne deriverebbe, secondo Prodi e i promotori della petizione, che è sbagliato pensare di risolvere i problemi ambientali attuando “drastiche e costose misure di mitigazione“. Bisognerebbe “azzerare il discorso sul cambiamento climatico e ricominciare da capo”.
Nel corso dell’intervista il professor Prodi sembra prendere le distanze, almeno in parte, dalle conclusioni della petizione, quelle quattro righe che chiedono di non aderire a politiche di riduzione delle emissioni: “Lei non deve prendere le ultime due righe…sono un po’…di fatti, io ho fermato alcune…c’è chi voleva passare al nucleare, per quanto ho potuto ho cercato di fermare le conclusioni…”
Sul fronte del clima, il 2018 è stato l‘anno più caldo in Italia con una temperatura media annuale di + 1.71°C. Lo ha certificato Ispra che nel rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente “Gli indicatori del Clima in Italia nel 2018” ha raccolto e confrontato i dati provenienti dalla rete nazionale di misurazione. Un nuovo anno record sul fronte del caldo, quindi, che ha superato i precedenti primati del 2016, del 2015 e del 2017. Un anno però più piovoso della media e contraddistinto da eventi estremi (come il ciclone Vaia sulle Alpi orientali) e con una ricorrenza più breve, come ha spiegato il dottor Franco Desiato, Responsabile dell’area climatologia dell’Ispra.
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