Adattamenti. Comunità energetiche, tessuti d’agrumi e borghi abbandonati

Le comunità energetiche di Bologna e del pinerolese, raccontate dai coordinatori Carani (Aess) e Tartaglia; Orange Fiber, l’azienda che trasforma gli scarti delle spremute d’agrumi in tessuti; il libro del giorno: La teoria dei paesi vuoti di Daltin (Ediciclo)

Adattamenti. Comunità energetiche, tessuti d’agrumi e borghi abbandonati

2 ott. – Le esperienza di comunità energetiche in Italia sono ancora in fase embrionale, ma c’è qualcuno che sta provando ad avviarle. A Bologna sta nascendo Geco, Green Energy Community, la prima comunità energetica di quartiere, mentre in Piemonte si è costituita la comunità energetica del pinerolese che comprende un territorio di 45 Comuni. Il concetto di comunità energetica è stato introdotto da una direttiva europea del 2018, è un insieme di utenti che producono e consumano energia e vorrebbero arrivare a una completa autosufficienza energetica, usufruendo di tariffe ridotte. Questo accadrà al Pilastro, come spiega la coordinatrice di Geco e responsabile dell’area pianificazione energetica di Aess, Claudia Carani: “Si tratta di un progetto sociale, oltre che tecnologico” che consente di “produrre in modo sostenibile, localmente”; e nel pinerolese, dove si è costituita “una Oil Free Zone”, come la definisce il coordinatore del progetto Angelo Tartaglia, che circoscrive un territorio in cui si fanno “esperimenti per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili”.

Dopo una nuova puntata di Pensatech, l’intervista a lavorate una decina di tonnellate di prodotto di scarto, da cui sono stati realizzati 15mila metri di tessuto, ma l’obiettivo è continuare a crescere.
A seguire, il libro del giorno: La teoria dei paesi vuoti. Viaggio tra i borghi abbandonati (Ediciclo edizioni) con l’autore on è un’operazione nostalgica – spiega – ma ha a che fare con quello che saremo. Se attraverso certi posti in Italia – pedemontane, zone della pianura – e faccio un calcolo dell’andamento demografico, mi rendo conto che il destino è spesso quello di luoghi che saranno di qui a poco abbandonati”.