“A lavoro non faccio niente ma non mi possono licenziare”: tutto vero, è legge I Approvata la norma del ‘FANNULLONE INAMOVIBILE’: non ti possono toccare
braccia incrociate - pexels-radiocittacapo
Anche se a lavoro non fai un bel niente, non ti possono licenziare: tutto vero, è legge, è stata approvata la norma del ‘Fannullone inamovibile’: non ti possono toccare, il datore di lavoro ha le mani legate mentre tu incroci le tue.
“Io a lavoro non faccio niente e non mi possono neppure licenziare“: detto così, suona come una provocazione o un sogno a occhi aperti, almeno per alcuni.
Almeno per chi ogni giorno si spezza la schiena tra orari, scadenze e stress. È diventata quasi un mito urbano, una leggenda metropolitana.
Quella del miraggio del ‘posto fisso‘ che non ti fa far nulla, tramandata come se fosse un segreto inconfessabile della burocrazia italiana.
Eppure, per quanto assurdo possa sembrare, in alcuni casi succede davvero. E – incredibile ma vero – può perfino essere legale. Non lo sanno in molti però.
Non fai niente a lavoro e non ti cacciano: per legge è così
Partiamo da un dato: il lavoro pubblico in Italia, e in parte anche quello privato, è regolato da una serie di norme che tutelano fortemente il lavoratore. Licenziare una persona non è semplice, e questo per una ragione precisa: il diritto al lavoro è considerato un diritto costituzionale (art. 4 e 35 della Costituzione). Ciò significa che ogni provvedimento disciplinare o di licenziamento deve essere giustificato, documentato, proporzionato e, soprattutto, rispettoso delle garanzie previste dalla legge.
Esistono, tuttavia, situazioni paradossali in cui un lavoratore, pur non svolgendo di fatto alcuna mansione, continua a percepire regolarmente lo stipendio. Succede, ad esempio, quando viene ricollocato forzatamente in un ufficio in cui non esiste un ruolo operativo per lui, oppure quando un contenzioso sindacale o una sospensione disciplinare non ancora definita lo costringe a rimanere “parcheggiato” in attesa di una sentenza.

Ecco il motivo per cui ti pagano per non fare nulla
In altri casi, un dipendente può risultare inidoneo fisicamente o psicologicamente a svolgere determinate mansioni, ma non può essere licenziato se la sua condizione è tutelata da norme su salute e disabilità. In questi contesti, il lavoratore può restare formalmente in servizio, ma di fatto inattivo.
Un’altra ipotesi riguarda le aziende o gli enti pubblici che, per errori organizzativi o per paura di contenziosi, preferiscono “non toccare” certi dipendenti, anche se improduttivi. Il costo economico viene considerato minore rispetto a quello di una causa per licenziamento illegittimo. Tutto questo non significa che sia giusto o morale, ma solo che il diritto del lavoro è costruito per evitare abusi, anche a costo di creare qualche paradosso. E dietro ogni “fannullone inamovibile” c’è spesso un sistema di regole, lentezze burocratiche e compromessi giuridici che rendono quasi impossibile agire con rapidità. La verità, dunque, è che sì, ci sono casi in cui non fare nulla e restare assunti è possibile. Ma non è un privilegio: è un’anomalia di un sistema che, per difendere i diritti di tutti, finisce a volte per proteggere anche chi se ne approfitta.
