Bologna 17 dic.- C’è chi, come Mario Adinolfi, gongola e su twitter scrive che pian pianino nel Pd si muove qualcosa e in tanti dicono “voglio la mamma”. L’esempio viene da Faenza dove lunedì sera mezzo Pd, compreso il sindaco Giovanni Malpezzi, ha votato un ordine del giorno in difesa della famiglia naturale. Il documento chiede alla regione Emilia Romagna di organizzare la festa della famiglia naturale, al Governo la non applicazione del Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e impegna la giunta ad istituire un non meglio specificato “fattore famiglia”.
L’Arcigay, tramite il suo presidente Flavio Romani definisce l’odg “un’esibizione di forza, un trofeo clericale che sta passando in queste settimane di aula in aula per definire in ognuna, tra laici e clericali, chi “comanda”. “L’unica utilità dell’ordine del giorno – dichiara Romani in una nota – sta nel fissare una “bandierina”: grazie a quel voto scopriamo che la maggioranza degli eletti di quell’aula sostiene un’istanza incostituzionale e che ricorda nella retorica, nel pensiero sotteso e negli obiettivi il ventennio di Benito Mussolini”. E non risparmia, Romani, critiche allo stesso Pd. “Per qualcuno questa potrà essere una doccia fredda, non lo è per noi – assicura -: dalla nascita del Pd denunciamo il diritto di tribuna riservato in quel partito alla lobby clericale, dalla Binetti in poi. Ed è sempre stato sulla pelle di gay, lesbiche e trans, vera e propria ossessione del potere ecclesiastico, che si è giocato l’accordo per corrompere dall’interno il più grande partito di centrosinistra. Quello che veniva descritto come un fenomeno residuale, era ed è in realtà un preciso progetto politico”.
Diversi esponenti del Pd faentino hanno inviato una nota nella quale si smarcano totalmente dalla scelta dei compagni di partito, tra di loro anche Giorgio Sagrini che è il responsabile organizzativo del Pd in Emilia Romagna, quello che organizza le primarie per capirsi.
Il sindaco verso sera ha fatto una timida marcia indietro spiegando che il suo voto era essenzialmente per il “fattore famiglia”, una sorta di quoziente familiare e non voleva dare l’idea che l’amministrazione non fosse interessata a questo tema. Ma ormai la frittata è stata fatta e la notizia è rimbalzata sui siti di informazione nazionale scatenando anche l’ironia e la condanna sui social network.
Molte le prese di posizione nette nel Pd contro l’ordine del giorno, da Sergio Lo Giudice a Ivan Scalfarotto
foto in home da Flickr
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