Paolo Bolognesi e don Matteo Zuppi
Bologna, 1 ago. – “Chi sa qualcosa, perché è evidente che c’è chi sa qualcosa, o chi impedisce che si arrivi alla verità e quindi alla giustizia: lo faccia, parli”. L’appello lanciato dall’arcivescovo don Matteo Zuppi è chiaro, forse “ingenuo”, dice, ed è il primo ad inaugurare le commemorazioni della strage alla stazione di Bologna, 38 anni dopo lo scoppio della bomba fascista che uccise 85 innocenti e ne ferì oltre 200. Insieme al presidente dell’associazione Familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, e ai rappresentanti di Regione, Comune e Quartiere, l’arcivescovo Zuppi ha preso parte questa mattina alla cerimonia in ricordo dei sette bambini che persero la vita quel 2 agosto, i cui nomi sono incisi oggi sulla lapide custodita nel cuore del parco di Villa Torchi. “Per mantenere viva la memoria bisogna raccontare delle storie, come quelle di questi bambini, perché altrimenti si perde”, ha proseguito Zuppi.
“Ogni anno questo è il prologo alla giornata del 2 agosto”, ha scandito poi Bolognesi al microfono. Guardando già a domani, l’augurio è quello che “in piazza ci sia tantissima gente” ma anche che “se faranno delle promesse, queste verranno mantenute”. Il messaggio è indirizzato ai rappresentanti del Governo, che domani saranno presenti nelle persone di Michele Dell’Orco, sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Tutto dipenderà ovviamente da quali risposte verranno fornite rispetto ai temi della desecretazione degli atti e dei risarcimenti, ma Bolognesi ha ammonito subito: “Il 2 agosto è un impegno, non una vetrina. I gruppi dirigenti quando spendono la loro parola debbono mantenerla”. Infine, non va dimenticato che “dall’anno scorso ad oggi ci sono delle grandi possibilità: il processo Cavallini, un personaggio di alto livello terroristico, e l’indagine fatta dalla Procura Generale sui mandanti: due obiettivi eccezionali”.
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