Violenza sulle donne. La lettera di Francesca: “Aiutatemi a credere che l’incubo sia finito”
Francesca ha 32 anni e a breve un tribunale si esprimerà sul suo ex fidanzato, da lei accusato di privazione della libertà personale, tentato omicidio, lesioni

Bologna, 20 nov. – Francesca è una donna di 32 anni che abita in un paese della provincia di Bologna. Ha subito violenza da parte del partner, che ha denunciato, e nelle prossime settimane attende l’esito del primo grado di giudizio. Si definisce una “miracolata” per essere riuscita, non senza fatica e segni sulla pelle, a spezzare la spirale di violenza nella quale era finita. Ci ha scritto questa lettera, che pubblichiamo integralmente, convinti che possa aiutare a capire cosa vivono le donne vittime di violenza.
Francesca scrive in maniera indeterminata a “quelli che hanno il potere di cambiare le cose”, riferendosi da un lato ai giudici e dall’altro ai politici. E quello che chiede è comune a molte Francesche, più o meno fortunate di lei.
“Mi chiamo Francesca. Ho 32 anni.
Nel 2012 sono stata vittima di questo fenomeno di cui ora si sente tanto parlare: violenza sulle donne. I reati di cui è accusato il mio ex fidanzato sono privazione della libertà personale, tentato omicidio, lesioni. Io sono viva per miracolo.
La vera vittoria, ora, per me, è essere di nuovo felice e forse felice come non lo sono mai stata. Vorrei farlo per me, per i miei amici, per la mia famiglia perché senza di loro chissà dove sarei. Vorrei farlo per tutte quelle vittime che non ce l’hanno fatta a scappare, per quelle vittime che hanno capito troppo tardi che l’uomo che amavano sarebbe stato l’uomo che le avrebbe uccise, per quelle vittime che non si sono neanche accorte di chi le ha uccise, per quelle vittime alle quali manca il coraggio di chiudere.
Siamo quasi alla fine (dopo 5 anni) del primo grado di giudizio e tutti gli elementi fanno pensare che il mio ex sarà considerato incapace di intendere e di volere all’epoca dei fatti. Lo traduciamo in semplici parole? Come se niente fosse successo. Lui per la legge italiana non è imputabile, verrà reinserito in società e tutto finirà a “tarallucci e vino”.
Ora, il mio appello e la mia preghiera vanno a chi ha il potere di cambiare le cose: non lasciateci sole, non lasciateci soli.
Vi chiedo di portare giustizia nelle vite distrutte, violentate, rubate di donne. Donne che hanno bisogno di credere che l’incubo sia finito, che quello che hanno vissuto appartiene solo al passato, che possono ancora amare e soprattutto essere amate. Vi chiedo di portare giustizia nelle vite dei genitori che hanno visto scomparire le figlie sotto i loro occhi, che non si sentono più madre e padre perché il regalo più grande della loro vita non c’è più, che si sentono impotenti dentro il loro dolore.
Sono tutte donne che hanno pagato per la loro scelta. Siamo tutte donne che abbiamo pagato per la nostra scelta. Chi con la vita stessa, chi rimanendo in questo mondo facendo una vita che non si può chiamare certo così, chi con una ferita enorme in fondo al cuore.
Veniamo chiamate vittime di violenza. E allora che questi violenti paghino: questo è il mio auspicio e la mia speranza. Che vengano condannati per i tormenti, per le minacce, per gli abusi, per le atroci schiavitù, per il male che hanno creato. Solo così la violenza non vincerà, dimostrando che il crimine non è la normalità. Aiutateci a prevenire i femminicidi, a dare voce alle vittime. Aiutateci a non avere più paura.
Mi chiedo: “Quando smetterà di fare male?” Quando vedrò giustizia in questo finale, nell’aula del tribunale, nella condanna che gli sarà data. Quando vedrò la fine che si merita, la fine che mi merito. Proteggete le vittime e condannate i colpevoli. Siate voi i responsabili nell’agire per la promozione e protezione dei diritti delle donne. Non siate complici del silenzio. Date dignità alle sopravvissute e onore alla vittime della violenza mascherata da amore.
Francesca”