Via libera della Camera al reato di depistaggio
Con 351 sì, 50 no e 26 astenuti la Camera ha approvato la proposta di legge presentata da Paolo Bolognesi che introduce il reato di depistaggio. Ora tocca al Senato

Bologna, 24 set. – L’aula della Camera ha approvato il Ddl sull’introduzione del reato di depistaggio (a prima firma Paolo Bolognesi, deputato Pd e presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna) con 351 sì, 50 no e 26 astenuti. Chi manomette prove per depistare ora rischierà il carcere fino a quattro anni. Nel Codice penale entra il delitto autonomo di depistaggio e inquinamento processuale, con aggravanti per i pubblici ufficiali e nel caso di processi di strage, mafia e associazioni sovversive. Il provvedimento ora andrà al Senato per il voto definitivo. Ecco, in sintesi, le novità.
– IN CARCERE CHI DEPISTA: Sarà punito chiunque, allo scopo di ostacolare o impedire indagini o processi, modifica il corpo del
reato o la scena del crimine, distrugge, occulta o altera prove oppure crea false piste. La pena prevista dal nuovo delitto di
depistaggio e inquinamento processuale è la reclusione fino a quattro anni.
– PENE AGGRAVATE: Quando a depistare è un pubblico ufficiale la pena aumenta da un terzo alla metà. L’inasprimento di pena (da sei a dodici anni) scatta anche qualora tale reato riguardi processi per stragi e terrorismo, mafia e associazioni segrete, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, o altri gravi delitti come la tratta di persone e il sequestro a scopo estorsivo. Se la condanna supera i 3 anni si applica l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
– SCONTI DI PENA: Una riduzione di pena (da metà a due terzi) premierà chi si adopera a ripristinare lo stato della scena del reato e delle prove o a evitare conseguenze ulteriori oppure aiuta i magistrati a individuare i colpevoli del depistaggio.
– PRESCRIZIONE PIÙ LUNGA: Il depistaggio aggravato comporta il raddoppio dei termini di prescrizione.
L’approvazione del disegno di legge sull’introduzione del reato di depistaggio è “una svolta storica per questo paese”. Lo dice in aula il deputato Pd, Paolo Bolognesi, primo firmatario della proposta e presidente dell’unione delle associazioni di familiari vittime di stragi e di quella che riunisce i parenti vittime della bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, sottolineando che “ci sono
volute quattro legislature perché la legge fosse discussa”. Ma ora, “con questo voto cambiamo” e introduciamo “un sistema che
taglia con il passato, guarda in faccia la propria storia e dice basta con l’impunità, le zone grigie del potere e il depistaggio per coprire, esecutori e mandanti politici”.
Bolognesi ricorda che nella storia del nostro Paese “i depistaggi e gli occultamenti” con la “complicità di alcuni apparati, hanno impedito la scoperta dei responsabili materiali e morali, negando la possibilità di conoscere la completa verità sulle stragi”. Ora, conclude, “dopo anni di battaglie civili, con l’approvazione della legge siamo convinti di aver dato al paese la possibilità di garantire la verità a tutti i cittadini contro nuove opacità di stato. Un grazie anche a nome dei familiari delle vittime del terrorismo”. Con l’approvazione alla Camera della proposta sul reato di depistaggio, Bolognesi mette a segno uno dei principali obiettivi che da oltre un anno l’associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna insegue. Annunciato nel 2013, si sperava di far approvare il
‘nuovo’ reato di depistaggio almeno prima dello scorso 2 agosto da uno dei rami del Parlamento. Ma Bolognesi ha dovuto pazientare ancora e nei giorni lamentava il fatto che la sua proposta, pur pronta e iscritta ai lavori d’aula, finisse sempre al secondo punto dell’ordine del giorno e quindi rinviata. Oggi invece Bolognesi canta vittoria (su Facebook si complimenta la parlamentare bolognese del Pd Marilena Fabbri: “Bravo”). La votazione sulle sue proposte era iniziata nel pomeriggio di ieri e stamattina è arrivato l’ok finale, non privo però di obiezioni. Gaetano Piepoli di “Per l’Italia” ha dichiarato “una sofferta astensione” per la preoccupazione che “la sua dilatazione, la sua estensione” auspicando che il Senato introduca “i correttivi necessari”. Anche Nicola Molteni per la Lega evidenzia “aspetti negativi” poiche’ il reato di depistaggio, è diventato anche di inquinamento processuale. La proposta votata è comunque anche utile per diversi aspetti, aggiunge, perchè ad esempio “si va a riportare il dibattito su un’altra figura che é la figura delle vittime e dei familiari vittime di reati di strage e di terrorismo, che rappresentano sicuramente una piaga grave che ancora oggi colpisce il nostro Paese” dando “maggiori garanzie” per “aprire quelle maglie di oscurità legate a tante vicende oscure”. Ma, avverte il leghista, “se qualcuno pensa che il reato di depistaggio, che è stato profondamente mutato e la cui portata è stata profondamente ampliata rispetto al testo originario, sia unicamente una bandierina politica della sinistra, un feticcio da mostrare nei confronti dei familiari delle vittime di questi reati credo che commetta un bravissimo errore”. In particolare però, per il Carroccio la modifica della norma, “ampliandone in maniera grave la portata applicativa e la fattispecie” crea “da un lato una discrezionalità eccessiva e, dall’altro lato, rischia di andare a colpire e a punire condotte che, probabilmente, rientrerebbero in altre fattispecie di reato”.
Daniele Farina (Sel) spiega che “questo provvedimento nasce in un modo per arrivare alla stazione di Bologna il 2 di agosto e poi diventa un’altra cosa. Nasce come introduzione del reato di depistaggio nell’ordinamento e diventa depistaggio e inquinamento processuale. Nasce nobile, riguardante i reati di strage, mafia, eversione dell’ordine costituzionale, e diventa comune. Si è sostenuto che questo accade perché, così formulato, nell’ipotesi originale del collega Bolognesi, non avrebbe potuto colpire coloro che non sono, al momento della commissione del reato, pubblici ufficiali, ma magari lo sono stati”. Insomma, “di altra cosa si trattava, non di quel reato con cui abbiamo cominciato la nostra discussione nei lavori parlamentari, ma tutta un’altra vicenda volta ad altri fini di cui non ci si nasconde la difficoltà di utilizzo e anche il fatto che forse stiamo parlando di un provvedimento che nasce morto e che, come altri provvedimenti passati per quest’aula, rimarrà alle banchine del Senato. Toccherà lavorarci parecchio perché questo non accada”. (Fonte Dire)