Sempre più volontariato nelle carceri
Terzo anno di convenzione per Altro Diritto. L’associazione che garantisce assistenza giudiziaria per i detenuti delle carceri bolognesi.

Bologna, 23 dicembre – Per il terzo anno consecutivo il Comune di Bologna ha concluso le convenzioni con la associazioni Altro Diritto, e da quest’anno si è aggiunta la Associazione Coltivare Cittadinanza.
I ruoli delle due associazioni sono distinti, la prima offre consulenza e supporto giudiziario per i detenuti, la seconda elabora progetti di inserimento lavorativo nel mondo dell’agricoltura.
A fronte dei constanti tagli alle risorse prodotti dai governi attraverso le leggi finanziarie la funzione di recupero e reinserimento che le carceri dovrebbero assolvere sono completamente affidate al volontariato offerto da queste associazioni.
Infatti la convenzione, conclusa con il Comune attraverso l’ufficio del garante dei diritti delle persone private della libertà personale, prevede l’erogazione di un fondo di finanziamento alle associazioni. Il denaro disposto però è solo un rimborso spese e viene utilizzato dai volontari di Altro Diritto per “garantire ai detenuti una vita dignitosa”, aiutare nelle spese “i detenuti che non ricevono pacchi da casa” e per i quali risulta difficile persino comprare sapone e dentifricio per la propria igiene personale, “vivono in una condizione di povertà durissima”. Per capire la gravità della situazione, continua il presidente di Altro Diritto prof. Santoro, si tenga conto che “l’amministrazione penitenziaria ha a disposizione per colazione, pranzo e cena dei detenuti 2,60 euro”.
Oltre a garantire una vita dignitosa durante la permanenza penitenziaria, l’associazione ha come scopo principale quello di offrire consulenza extragiudiziaria che, a detta del garante Elisabetta Laganà, ha svolto un ruolo fondamentale nei numerosi ricorsi presentati dai detenuti dopo la proclamazione dell’inconstituzionalità della Fini-Giovanardi e della sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti Umani sul sovraffollamento delle carceri. In questo senso, ha continuato la Laganà, il ruolo dell’associazione è cruciale per sventare le condizioni che porterebbero l’Italia ad essere nuovamente sanzionata dall’UE per le condizioni di detenzione a cui vengono sottoposti i detenuti.
Inoltre, all’interno del carcere minorile del Pratello, Altro Diritto propone laboratori che vanno dalla musica, al cinema, alla cura del corpo fino addirittura al progetto di creazione di una radio che trasmetta dall’interno del carcere. Anche per il direttore del carcere minorile Alfonso Paggiarino, sarebbe impossibile realizzare tutte queste attività dato il poco personale a disposizione. I risultati nel carcere minorile si vedono, tutti i 19 detenuti partecipano ai laboratori, in attesa che si realizzi l’idea di cancellare la detenzione minorile in carcere sostituendola con un inserimento in comunità.
Se Altro Diritto opera all’interno delle strutture carcerarie, il progetto di Coltivare Cittadinanza, già attivo da tempo, si misurerà da quest’anno con i detenuti, portandoli all’esterno inserendoli in attività lavorative di aziende agricole del territorio. Il progetto coinvolgerà anche la cittadinanza, attraverso attività di recupero degli spazi per la coltivazione bio.
Sia i direttori delle carceri Paggiarino e Clementi, che i presidenti delle associazioni sono unanimi su un punto: la via da seguire per migliorare il sistema carcerario italiano è quella della promozione di una “cultura della messa alla prova”, dove i condannati per pene inferiori ai tre anni abbiano l’opportunità di lavorare o compiere attività socialmente utili, piuttosto che essere costretti all’inattività in una cella, alle spese dello Stato.
Nicolò Moruzzi