San Lazzaro. Conti si smarca: “Io ho approvato il Poc, non la Colata”
Il sindaco di San Lazzaro risponde al predecessore Macciantelli e ribadisce:

Bologna, 5 gen. – “Io ho approvato il Poc, il Piano operativo comunale”, non la lottizzazione di Idice. “Quella l’ha decisa il Pua, approvato dalla sola giunta”. Isabella Conti è dallo scorso maggio sindaco di San Lazzaro di Savena. Nelle scorse settimana, insieme alla sua giunta, ha deciso di interrompere l’iter per la realizzazione di una mega lottizzazione nella frazione di Idice. La decisione, che sarà formalizzata nelle prossime settimane con il voto del consiglio comunale per la decadenza del Poc, ha scatenato l’ira di alcune cooperative impegnate nell’opera. Conti si è anche rivolta ai Carabinieri lamentando minacce e pressioni da parte di esponenti politici e professionisti affinché tornasse sui propri passi. La Procura ha aperto un’inchiesta al momento contro ignoti, in cui è confluito anche un esposto presentato dal consigliere di minoranza Massimo Bertuzzi che segnalava alcune anomalie nella compravendita di terreni agricoli dell’area interessata dal progetto, terreni che l’anno dopo l’acquisto sono diventati, da agricoli, edificabili, aumentandone esponenzialmente il valore. Probabilmente giovedì prossimo cominceranno in Procura le audizioni dei protagonisti della vicenda.
La giovane sindaco non ci sta a farsi addossare la corresponsabilità della lottizzazione di Idice. Al suo predecessore Marco Macciantelli, che in un’intervista ieri su Il Resto del Carlino aveva difeso il lavoro della propria giunta dicendo che “se ci sono stati ‘errori ereditati dal passato’ (espressione usata dal sindaco Conti per descrivere il mega progetto di Idice da 582 appartamenti, ndr), giudizio che io non condivido, chi ha fatto parte della maggioranza in consiglio per due mandati, nell’ultimo anno con un incarico di assessore in giunta, come Isabella, ha contribuito”, Conti risponde “io non ci sto”.
Nel Poc approvato dal consiglio comunale nella passata legislatura (di cui Conti faceva parte sedendo nelle fila del Pd, ndr) erano previsti interventi di riqualificazione e di nuova edificazione. Spiega Conti: “Ad esempio: la riqualificazione del teatro, delle case di via Fratelli Canova, lo spostamento dell’isola ecologica. C’erano tante cose che all’interno del comune dovevano essere realizzate o riqualificate. Tra queste c’è anche un’espansione residenziale che però non era declinata, nel suo specifico, come poi viene declinata nel Pua, l’atto specifico approvato dalla giunta. E quando è stato deliberato dalla giunta io non c’ero”.
Insomma, prosegue Conti, “un conto è credere a un progetto complessivamente, a un pacchetto, tra l’altro nel 2011 per cui un periodo in cui ci sono certe condizioni del mercato, e un conto è prendere consapevolezza nel 2014 che la condizione economico finanziaria non consente di avere per quell’intervento le coperture economico finanziarie a tutela dell’ente“. Il nodo politico lo affronta lo stesso sindaco: “Qui si sta mischiando una questione di opportunità politica, di valutazione complessiva di insieme e di indirizzo che venne data negli anni scorsi e che oggi, ci dobbiamo rendere conto, non è più attuale, ma non per l’aria che tira, cioè non perché uno cambia idea, ma perché i fatti stessi, cioè l’incapacità di presentare delle garanzie a tutela delle opere pubbliche relative a quell’intervento, ci dimostrano che la crisi è così radicata, profonda, e che le difficoltà di tutto il settore sono così importanti da non avere la copertura per le opere pubbliche. Punto”.
E le fidejussioni che mancano, spiega Conti, sono proprio quelle necessarie a coprire la realizzazione delle opere pubbliche previste dal Pua. “Quando un Comune consente di edificare sul proprio territorio, cioè cede diritti edificatori, lo fa perché generalmente in contropartita chiede, a coloro i quali rilascia questi diritti, di realizzare opere pubbliche”. Quindi, secondo Conti, “se ci rendiamo conto che non c’è la possibilità di garantire le opere pubbliche che giustificavano quell’intervento, che erano una scuola, il campo sportivo, una sala polivalente, la mensa, è chiaro che, a prescindere dall’opinione di insieme d’allora, si prende coscienza che non si può andare avanti”.