Riparte la protesta dei licei. Occupato il Sabin

Gli studenti occupano il liceo Sabin di via Matteotti. A guidarli il collettivo autonomo studentesco. Nell’istituto in programma un’assemblea delle scuole superiori di Bologna. Venerdì manifestazione.

Radio Città del Capo - Riparte la protesta dei licei. Occupato il Sabin

Bologna, 12 nov. – “Questa mattina è cominciata l’occupazione della nostra scuola.” Inizia così il comunicato di Alessandra Francucci, dirigente scolastica del liceo Sabin di via Matteotti. “Al momento – continua Francucci – non ci sono ragioni di preoccupazione per l’incolumità dei ragazzi”. “Abbiamo deciso di occupare perché i fondi che abbiamo a disposizione, tagliati dalla Provincia e dalla Regione, sono veramente scarsi– spiega Emiliano, uno studente del Sabin e del Collettivo autonomo studentesco – e non ci permettono di vivere la nostra scuola e fare le assemblee di istituto“. In questo modo “vogliamo mandare un segnale forte”, aggiunge Emiliano, spiegando che alla decisione di occupare si é giunti “dopo numerose e partecipate assemblee” svolte nei giorni scorsi. Stamattina, poi, gli studenti si sono ritrovati nell’atrio “per valutare cosa fare- aggiunge Emiliano- e la netta maggioranza si é espressa per l’occupazione”. Domani proprio il Sabin ospiterà un’assemblea a cui sono invitate tutte le scuole superiori di Bologna: all’ordine del giorno la manifestazione già convocata per venerdì.  L’annuncio dell’occupazione ”corre” anche su Facebook con la specifica che “si iniziano a barricare gli ingressi”.

Intanto sui social network circola “Occupy the schools”, un vero e proprio “opuscolo sulle occupazioni” stilato dal laboratorio “Sotto banco” (vicino al Cas). “Non vogliamo che questo testo venga preso come un manuale o una guida”, recita la presentazione, ma a tutti gli effetti lo è visto che “il testo presenta alcuni consigli utili- continua la presentazione- a condurre un’occupazione determinata e duratura, partendo dalle nostre personali esperienze nelle occupazioni a Bologna”. Il manualetto spiega che la prima “mossa” da fare prima di passare all”azione “è discuterne tutti insieme”, senza escludere la possibilità di coinvolgere i docenti “solidali”: a quel punto, “non serve altro che un insieme di persone abbastanza numeroso disposto a non lasciare l’edificio, restando anche nel pomeriggio e durante la notte”. Scattata l’occupazione, in primo luogo “solitamente interviene il preside sostenuto da qualche insegnante- scrivono gli studenti- che minaccia denunce e sanzioni, disciplinari: non lasciatevi intimorire”. In seconda battuta possono intervenire anche le Forze dell’ordine, “nel tentativo di impaurire gli occupanti”, magari con le “tipiche strategie da sbirro buono e sbirro cattivo”, ma per i redattori del manuale anche in questo caso “c”è solo da tenere i nervi saldi e avanti tutta”. Se poi si riceve la minaccia di sgombero, “costruire barricate di sedie e banchi agli ingressi può essere utile, anche solo per dimostrare la propria determinazione nel restare dentro la scuola”. Se poi le Forze dell’ordine dovessero “presentarsi in forza”, è importante “filmare tutto con cellulari e videocamere, questo e” sempre un buon deterrente contro l”arroganza della divisa”.  Inoltre, durante il periodo di occupazione “è possibile ricevere provocazioni (esterni indesiderati, fascisti, atti vandalici o autodistruttivi all’interno dell”occupazione). Per questo- continua la guida- è opportuno che, specie in orario notturno, la scuola sia sorvegliata dagli occupanti”. Questo anche attraverso un “servizio d’ordine formato da tutti gli occupanti che sono allerta qualsiasi cosa succeda, per mantenere un clima sereno nella scuola”.