Alluvione. “Per salvare Bologna bisogna scoprire i canali”
Il servizio tecnico Bacino Reno ha fatto un sopralluogo sul corso del Ravone: la situazione è meglio del previsto ma tra abusi edilizi e discariche non autorizzate il rischio è serio

Bologna, 21 ott. – “Bisogna intervenire al più presto. Ogni giorno che passa è un rischio in più per la città“. Ferdinando Petri, direttore del Servizio tecnico bacino Reno, è il governatore delle acque di Bologna. Venerdì scorso, 17 ottobre, insieme ai suoi tecnici e a quelli di Comune e Hera ha effettuato il primo di una serie di sopralluoghi straordinari, annunciati nei giorni scorsi, nei rii che dalla collina scendono in città e che dal secondo dopo guerra sono stati tombati.
Dopo una mattinata trascorsa con i piedi sull’alveo del torrente Ravone, il commento finale è tranquillizzante: “In linea generale la situazione non sembra poi così negativa“. L’imbocco del torrente che scende dalle colline di Gaibola è sgombro. Qualche problema lo si incontra a monte della zona coperta: passerelle non autorizzate, baracche costruite nelle immediate vicinanze dell’alveo (“Lì quella baracca non ci dovrebbe essere” dice un tecnico) e cumuli di legname e scarti agricoli insieme a lamiere e teli di plastica gettati a pochi metri da dove scorre l’acqua. “Questo materiale, in caso di piena, è pericolosissimo- racconta Peri indicando la riva sinistra del Ravone-. Questo cumulo può fare da tappo e portare all’esondazione il torrente”. Va rimosso immediatamente.
Per quanto riguarda gli abusi edilizi, sarà competenza del Comune identificare i proprietari e chiedere conto delle opere edili e degli scarichi illegali di materiale. Quando il gruppo di tecnici si avvicina ai campanelli accanto ai cancelli chiusi delle ville che sorgono sulle rive del Ravone, non tutti aprono. Qualcuno, udito il campanello, osserva nascosto dietro le tende ma si guarda bene dall’aprire il cancello. “Poco male- dice un tecnico- li identificheremo lo stesso e faremo un’altra visita”. Il problema sta nel fatto che alcune persone, forse sapendo di non essere perfettamente in regola, preferiscono non aprire ai tecnici. “Torneremo con la Polizia Municipale”.
Poco più a monte, un altro problema: c’è una passerella che attraversa il corso del Ravone: parte da un cortile e raggiunge la sponda opposta. “Neanche quella ci dovrebbe essere” dicono gli ingegneri del Servizio tecnico di bacino. Suonano al cancello ma nessuno risponde. “Ritorneremo”.
Il gruppo si sposta, sale in auto, e percorre alcune centinaia di metri. Si ferma nei pressi di un piccolo attraversamento: in quel tratto il Ravone passa sotto la strada. Proprio accanto al piccolo ponticello, nell’alveo, è cresciuto un grosso pioppo. “Questo va tolto- dice Petri-. Ce ne occupiamo noi”. L’albero è vecchio, avrà una trentina d’anni, è malato: se cadesse, a causa del maltempo, potrebbe fare molti danni”.
Nei prossimi giorni i tecnici continueranno le ispezioni dei corsi d’acqua cittadini: “Entro l’inizio dell’inverno dobbiamo finire i lavori” dice Petri che ha negli occhi le immagini di Genova e Parma. Per prevenire ed evitare davvero ogni problema, secondo il governatore delle acque bolognesi ha una ricetta, piuttosto drastica, “ma è la sola che garantisce il risultato”: “Bisogna scoprire tutti i canali”.
E’ lo stesso Petri a giudicarla una mezza utopia: “E’ impossibile che si faccia davvero, ma è l’unica soluzione”. L’ingegnere critica il modo in cui, nel dopoguerra si sono coperti i canali: senza una programmazione, ma solo sulla spinta della necessità di costruire. “C’è da fare un nuovo quartiere? Copriamo alcuni metri di canale. E via così”. Tanto che a volte si è persa anche memoria di dove scorrano i rii e i canali sotterranei. “Non sappiamo quale sia lo stato delle coperture di questi canali. Non sappiamo se le tavelle (le coperture delle volte, ndr) tengano o no” dice Petri preoccupato. Soprattutto, non si può sapere se all’interno della rete tombata ci siano problemi o ostruzioni e il rischio è che la scoperta avvenga troppo tardi: “Se arriva una piena, e si blocca il canale in un punto sotterraneo, la forza dell’acqua può far scoppiare la volta e uscire allagando tutto”. Sui canali e i torrenti tombati di Bologna oggi corrono strade, spartitraffico, parcheggi, ma ci sono anche giardini e in alcuni punti case. Se cedesse la volta di un canale potrebbe essere una tragedia.
Per questo, al momento, l’unica sola alternativa possibile all’incrociare le dita e a sperare che non piova è pulire gli alvei scoperti ed evitare che materiali possano entrare nelle parti tombate.