Infanzia. Cgil: “Lo Stato aumenti l’offerta di scuole”
La Camera del lavoro di Bologna non dà indicazioni di voto per il referendum sul finanziamento alle materne private e propone che all’offerta attuale (private comprese) si aggiunga un maggiore contributo statale, oggi fermo al 18%. Obiettivo: azzeramento delle liste d’attesa e libertà di scelta delle famiglie.
Scuola. I genitori chiedono più attenzione per il pubblico

12 mar. – A poco più di due mesi dal referendum consultivo sul finanziamento alle scuole dell’infanzia paritarie private, la Camera del Lavoro di Bologna chiede che ad aumentare l’offerta pubblica di scuole per i bambini fra i 3 e i 5 anni sia lo Stato. Il sindacato di via Marconi non dà indicazioni di voto per il 26 maggio, ma chiede al Consiglio comunale di convocare subito “gli Stati generali dell’infanzia” e aprire una vertenza col governo, perché, secondo il segretario Danilo Gruppi è necessario il contributo dello Stato per azzerare la lista d’attesa, garantire alla famiglie “il diritto a una scelta libera e consapevole” e stabilizzare centinaia di lavoratori precari.
Per il leader della Cgil bolognese è “illusorio” che ad aumentare l’offerta pubblica in questo settore possa essere il Comune, che già gestisce direttamente il 18% delle sezioni di scuola dell’infanzia, spendendo nel settore educativo “un quarto del proprio bilancio”. E’ lo Stato che deve intervenire, anche perché “qualcuno deve spiegarmi perché a Bologna si ferma al 18% e a Firenze arriva al 55%”, sottolinea Gruppi.
Eppure una stoccata ai referendari arriva: “Questo referendum ha un raggio d’azione limitato”, dice Gruppi. “Compito del sindacato non è entrare nel dibattito referendario, ma entrare nel merito delle questioni e proporre soluzioni sindacali”, aggiunge il segretario, che distingue la posizione della CdL da quella espressa da altre voci della Cgil più vicine al Comitato Articolo 33, promotore della consultazione.
Secondo la CdL, nel 2013 non ci sarà nemmeno un euro statale nei circa 130 milioni che Palazzo D’Accursio spende ogni anno per il settore educativo (dai nidi alle primarie), perché “quest’anno si conclude il processo di diminuzione progressiva dei trasferimenti statali”.
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