Ex Cie di Bologna. Anche la Cgil dice no al massimo ribasso
Se il bando di assegnazione del Cara di Bologna sarà come previsto al massimo ribasso per la Cgil non saranno rispettati i diritti dei lavoratori e degli ospiti

Bologna, 4 ago. – Dopo le perplessità delle istituzioni bolognesi ora tocca alla Cgil bocciare il bando che da ottobre assegnerà la gestione dell’ex Cie di Bologna, ora trasformato in un Cara, Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Quello che non piace al sindacato di Camusso è l’assegnazione della gestione del centro con un’asta al massimo ribasso. La base di partenza sarà quella classica, 35 euro al giorno per ospite. A vincere, a parità di requisiti, sarà però chi si dirà in grado di gestire il centro di accoglienza con meno soldi rispetto ai concorrenti.
Per questo la Cgil bolognese chiede di “un incontro urgente con la Prefettura di Bologna per evidenziare ancora una volta come il Bando di Gara per la gestione di tutti i servizi di accoglienza dei profughi, avendo per oggetto i servizi alla persona, anche in base alla legislazione vigente non debba essere al massimo ribasso”. In un comunicato firmato dal segretario della Camera del lavoro di Bologna Maurizio Lunghi e da Michele Vannini, numero uno della Fp-Cgil sotto le Due Torri, vengono ricordate “le gravi situazioni che si erano determinate all’interno” del vecchio Cie, “in particolare con l’ultima gestione da parte del Consorzio Oasi a seguito di una Gara al massimo ribasso”.
“Alla Prefettura chiederemo – recita il comunicato – che nel Bando di Gara la qualità sia criterio valido per almeno il 60% del totale, quale condizione minima per garantire una gestione del servizio dignitosa, garantire il rispetto del CCNL di lavoro, condizioni di sicurezza necessarie”. Se non cambierà qualcosa e il bando si confermerà al massimo ribasso, ragiona la Cgil, “è certa la riproposizione di una conduzione simile a quella della cooperativa Oasi, che ha gestito l’ex Cie fino alla sua chiusura, non solo non ha rispettando i diritti dei lavoratori ma, in primo luogo, non rispettando le condizioni minime di dignità umana per i cosiddetti ‘ospiti’ dell’ex Cie”. La Cgil poi chiede che nel bando sia inserita la cosiddetta clausola sociale, “per permettere ai lavoratori che hanno contribuito a denunciare la situazione dell’ex Cie di Bologna , disoccupati oramai da più di un anno, di prestare il loro servizio all’interno della nuova realtà”.
“Da tempo cerchiamo un dialogo con la Prefettura – dice il segretario della Camera del lavoro di Bologna – E chiaro che non tutto dipende dalla volontà del Prefetto, alcune cose le decide il Ministero. Bisogna però lavorare insieme e correggere il tiro sull’affidamento facendo prevalere i criteri qualitativi su quelli economici”.
Il testo del bando è disponibile sul sito della Prefettura di Bologna e parla chiaro. “Il servizio sarà affidato mediante il criterio del prezzo più basso […] Pertanto, il concorrente dovrà presentare l’offerta indicando un prezzo inferiore o pari al prezzo posto a base di gara”. E ancora: “La graduatoria sarà redatta per ordine decrescente dei ribassi offerti”. Non viene menzionata la questione della clausola sociale.
Il Cara di via Mattei a Bologna è gestito in via temporanea e fino al 30 settembre da un’associazione temporanea di imprese (Lai-momo, Camelot, Arcolaio e Mondo Donna). Già in una lettera spedita a luglio dall’assessore Frascaroli al sottosegretario Delrio si solleva il problema dei bandi al massimo ribasso. “Non deve succedere che venga aperto il campo a soggetti non qualificati, magari in grado di agire un ribasso molto significativo che penalizzerebbe la qualità del lavoro, traducendosi infine in uno scaricamento a livello territoriale, verso i servizi dei Comuni delle problematiche non gestite”.