Condannata la donna che rasò i capelli a sua figlia perché non portava il velo

Caduta l’accusa di maltrattamenti per motivi religiosi, 8 mesi alla madre per violenza privata. Assolto il padre

Radio Città del Capo - Condannata la donna che rasò i capelli a sua figlia perché non portava il velo

Bologna, 14 dic. – La procura aveva chiesto un anno e tre mesi per i genitori della ragazza di 14 anni rasata dalla madre perché, fuori di casa, si toglieva il velo. Ieri il giudice Letizio Magliaro ha condannato la donna a 8 mesi in rito abbreviato con la sospensione della pena. Non per maltrattamenti motivati da questioni religiose, come chiedeva l’accusa, ma per violenza privata, un reato che prevede una pena più lieve. Ha invece assolto il padre, che era al lavoro quando è accaduto il fatto contestato.

A marzo la ragazzina si era sfogata con gli insegnanti e la scuola si era rivolta alla magistratura. I genitori, originari del Bangladesh, sono stati sentiti in udienza attraverso un interprete e, secondo quanto riferito ai giornali dall’avvocato Alessandro Veronesi, hanno respinto ogni accusa di maltrattamento e hanno espresso dispiacere per non aver capito il disagio della figlia a indossare il velo. La madre ha sostenuto di averla voluta punire perché la ragazza le faceva credere di indossarlo anche a scuola, dove invece la figlia se lo toglieva.

La 14enne si trova ancora nella comunità a cui è stata affidata quando, subito dopo la denuncia della scuola, è stata allontanata dalla famiglia. Al Comune di Bologna, che si era costituito parte civile, il giudice non ha riconosciuto alcun risarcimento. L’avvocato di Palazzo d’Accursio Donatella Iannelli ha detto di “voler leggere
le motivazioni per capire come mai un’attività vessatoria e umiliante nei confronti della ragazza sia stata ritenuta violenza privata”.