Casalecchio. Il Comune difende le educatrici arcobaleno, “ma mai parlato di gay pride con i bimbi”

L’amministrazione comunale ha chiesto comunque di fare delle verifiche, la cooperativa Dolce ha stabilito che non esistano motivazioni per provvedimenti disciplinari nei confronti delle educatrici

Radio Città del Capo - Casalecchio. Il Comune difende le educatrici arcobaleno, “ma mai parlato di gay pride con i bimbi”

Al centro Pietro Segata (coop Dolce), a sx Fabio Abagnato (ass Casalecchio), a dx il sindaco di Casalecchio Massimo Bosso

Bologna, 19 lug. – Una mattinata dedicata all’educazione alle differenze finita in una vera e propria “bagarre comunicativa”. Così l’assessore ai Saperi e alle Nuove Generazioni di Casalecchio di Reno, Fabio Abagnato, ha ridimensionato quanto accaduto lo scorso 6 luglio in un centro estivo del Comune bolognese gestito in convenzione con la cooperativa Società Dolce. Due giorni prima dell’arrivo dell’onda Pride a Bologna, le educatrici avevano proposto a un gruppo di 10-15 bambini di leggere insieme alcuni libriPiccolo uovo e Buongiorno postino, e di fare una “festa con i colori dell’arcobaleno”, in linea con i programmi sulle differenze previsti nei nidi dell’infanzia gestiti dalla coop. Al termine della giornata, sul “diario di bordo”, un registro interno delle attività svolte, una frase ha però scatenato le polemiche: “Oggi ci siamo dipinti la faccia con i colori dell’arcobaleno per festeggiare insieme il Gay Pride”. Il tema è diventato poi oggetto di un’interrogazione al Consiglio comunale presentata dal consigliere della Lista civica Andrea Tonelli, su segnalazione di “uno o due genitori” che hanno ritenuto le attività inadeguate rispetto all’età dei figli.

“Si puntava a far saltare un servizio di qualità – ha commentato il sindaco Massimo Bosso – ma il sistema non è messo in discussione”. L’amministrazione comunale ha chiesto comunque di fare delle verifiche, al termine delle quali la cooperativa Dolce ha stabilito che non esistano “motivazioni per provvedimenti disciplinari nei confronti delle educatrici”. Nessuna conseguenza quindi per chi ha “svolto coerentemente le attività”, specifica il presidente Pietro Segata, piuttosto sono in discussione “l’opportunità di farle d’estate”, periodo in cui i centri sono frequentati anche da bambini di età diverse non iscritti al nido, e l’utilizzo del termine “Gay Pride” sul registro, di cui “le educatrici hanno detto che non si è mai parlato (con i bimbi, ndr): era un laboratorio di educazione alle differenze”. In breve, “a mancare è stata la comunicazione adulto-adulto – ha aggiunto l’assessore Abagnato – perché ci si rivolgeva ai genitori, visto che i bambini non leggono” in età 0-3. “Abbiamo incontrato i genitori ieri sera – ha poi concluso Segata – ed è emersa piuttosto un’altra ferita: la rottura di un patto professionale di riservatezza che ora sarà da definire meglio”, perché le foto del diario non sono divulgabili, trattandosi di un documento da custodire con riservatezza.