A Bologna contestato il bus no gender. Giovanardi: “Non dite ai bimbi che ci sono i gay”

Bologna, 26 feb. – E’ passato anche da Bologna il “Bus delle libertà” con il suo carico di attivsti no gender capitanati dal senatore uscente Carlo Giovanardi. I “no gender”, una ventina circa, si sono autodefiniti “partigiani del terzo millennio” e hanno protestato contro “il diabolico caos” creato da “chi confonde maschi e femmine“. Il bus arancione con la scritta a caratteri cubitali “Non confondete l’identità sessuale dei bambini” si è fermato in Piazza Galvani attorno a mezzogiorno per la sua tappa comunicativa cittadina, una delle tante di un tour che tra le contestazioni sta toccando tutta Italia. Tenuti a distanza da carabinieri e poliziotti in assetto anti sommossa un centinaio di contro manifestanti appartenenti ad Arcigay e ad altri gruppi che a Bologna si occupano della promozione dei diritti civili. “Libertà di identità”, “Alcuni ragazzi amano ragazzi, fattene una ragione”, questi alcuni degli slogan dei tanti cartelli portati in piazza per contestare le idee dei no gender.
Obiettivo dei seguaci di Giovanardi l’organizzazione di una rete nazionale di genitori e associazioni capace di impedire agli insegnanti di “fare propoganda a favore del gender”. Per usare le parole del senatore “sei hai 3 anni bisogna preservare la tua innocenza, bisogna salvaguardare la salute dei bambini e questo lo si fa non raccontando loro che esiste l’omosessualità”. Giovanardi, come già fece Forza Nuova sempre a Bologna anni fa, ha puntato il dito contro l’ormai famoso libricino per bimbi dai 4 agli 8 anni dal titolo “E con Tango siamo in tre”. Il volumetto, che racconta la storia di due pinguini maschi che si innamorano e adottano un piccolo pinguino, ha lo scopo di sensibilizzare i bambini sull’esistenza di famiglie alternative e non tradizionali. Cosa che Giovanardi trova inconcepibile.
Le voci dalla contromanifestazione a favore dei diritti. “I no gender non capiscono che esiste qualcosa al di fuori della realtà che si sono costruiti e in cui si sentono sicuri. Noi vogliamo solo diffondere un messaggio di uguaglianza e libertà“, ha detto a distanza un attivista lgbt dopo essersi baciato con un amico di fronte ai carabinieri, schierati a difesa del bus no gender con scudi e manganelli. “Noi ci baciamo sempre, perché non farlo anche qui alla luce del sole?”.
“Basta non possiamo più ignorarli -ha detto un’altra manifestante – lo abbiamo fatti per anni e il risultato è che loro continuano a farsi sentire sempre di più. I no gender sono intolleranti, hanno ben troppa libertà. Non so se cambieranno idea, forse non lo faranno mai. Il punto è che non devono influire sulla nostra libertà”. “I no gender dicono di sentirsi minacciati – ha concluso l’ex presidente del Mit Porpora Marcasciano – e invece loro stanno minacciando le nostre conquiste e la dignità della nostra vita”.
Il bus antigender passa da Bologna e il Pd si spacca. Ad accendere la miccia è l’ordine del giorno presentato oggi in Consiglio comunale da Coalizione civica, che chiede di prendere le distanze dall’iniziativa, “rigetta ogni forma di discriminazione di genere e di propaganda discriminatoria” e sostiene la necessità di vietare gli spazi pubblici anche a questo tipo di manifestazioni. Il Pd apre al documento, a patto che venga depennato il passaggio sulla non concessione delle piazze. Una proposta, fatta dal dem Francesco Errani, che Coalizione civica accoglie. Ma nel pieno del dibattito arriva lo strappo dei renziani Raffaella Santi Casali e Piergiorgio Licciardello, esponenti del gruppo “Per davvero” che fa capo al consigliere regionale Giuseppe Paruolo. I due dem annunciano il loro voto contrario all’ordine del giorno, in difformità al gruppo. “Non ci sto a censurare le opinioni altrui con odg votati a colpi di maggioranza, solo per mettere una bandierina politica- sbotta Santi Casali- secondo me è un tema di coscienza e di rappresentanza. Non stiamo parlando di nazismo o fascismo, l’istituzione deve garantire la libertà di pensiero: è il punto zero della democrazia”. Dunque, ribadisce Santi Casali, “questo odg non lo voto: è strumentale, perché erano in tre e se ne sono già andati”, dice riferendosi ai pochi sostenitori del bus antigender in piazza. Secondo la renziana, del resto, a Bologna “tutti hanno cittadinanza e sono accolti. Non credo che la libera espressione del pensiero sia una provocazione e che dovremmo avere paura di opinioni diverse”. Anche per Licciardello “questo approccio non è corretto. Non abbiamo bisogno di dissociarci in Consiglio comunale da una opinione politica diversa. Io ho le mie idee e mi giudicheranno i cittadini per questo”. che Licciardello rimarca lo scarso seguito del bus antigender. Il resto del gruppo Pd invece è compatto. E non mancano passaggi critici nei confronti dei due ‘ribelli’. “E’ giusto prendere posizione ed esprimere anche un indirizzo di governo su questi temi- afferma il dem Andrea Colombo- il pensiero discriminatorio non è un diritto, c’è un limite alla libertà di espressione”. Per Roberta Li Calzi, gli slogan del bus antigender “sono un abominio” e fanno leva “sulla mistificazione e sulla paura”. Secondo Raffaele Persiano, “vietare la piazza sarebbe segno di resa, bisogna vincere culturalmente il confronto”. Interviene anche il capogruppo Pd, Claudio Mazzanti: “Questo odg ribadisce un concetto fondamentale, nessuno vuole impedire nulla. Non si può dire che si vuole impedire il confronto”.
A proporre l’ordine del giorno in aula è Emily Clancy di Coalizione civica. Che rivendica: “Questo ordine del giorno non è una bandierina politica, ma ha a che fare con le categorie della giurisprudenza, come l’incitamento all’odio. Ci sono limiti alla propaganda che si può fare, a ciò che si può dire nelle piazze. La Costituzione tutela dalle discriminazioni, è importante prendere le distanze da questa manifestazione”. Il capogruppo di Coalizione civica, Federico Martelloni, aggiunge: “Che politicamente Bologna prenda le distanze è necessario, utile e prezioso”.
Critiche dal centrodestra. “Con questo odg ci avviciniamo al totalitarismo- attacca il capogruppo di Forza Italia, Marco Lisei- qui si sta superando la libertà di espressione, a Bologna non si applica più la Costituzione. Se questa è la linea del Comune ne prendiamo atto, ma sappiate che state violando la Costituzione. E se pensate che sia stata violata la legge Mancino sulle discriminazioni, andate in Procura”. Anche la leghista Paola Francesca Scarano interviene “per difendere il diritto di espressione del bus”. Anche per il civico Gian Marco De Biase, di Insieme Bologna, “fare un ordine del giorno contro delle persone che manifestano democraticamente il loro pensiero politico, se non è antidemocratico ci andiamo vicino”.