Toccata e fuga per il bus anti-gender
Il bus guidato dai comitati del Family Day è stato rinominato

Bologna, 27 sett. – Se n’è andato via mezz’ora prima del previsto il Bus della libertà. Con una ventina di passeggeri a bordo, l’autobus arancione avrebbe dovuto sostare dalle dalle 12 alle 14 in Piazza VIII Agosto e invece alle 13.30 ha riacceso i motori. Il tour che lo sta portando in giro lungo lo Stivale è partito da Roma sabato 23 ed è organizzato daCitizenGO ItaliaGenerazione Famiglia,.
Due mezzi di Polizia e Carabinieri a proteggerlo, mentre dall’altra parte di via Irnerio si raccoglievano in presidio un centinaio di persone, riunite sotto la rete Stop agli integralisti cattolici e ai neofascisti. Scesi in piazza contro quello che è stato presto rinominato il “bus dell’odio“, dai sindacati Cobas Scuola e USB alle realtà LGBT Bologna Pride, Movimento Identità Trans, sono 35 le sigle bolognesi che vi hanno aderito. Qualche momento di tensione, soprattutto dopo l’avvicinamento dei manifestanti alla Piazza e qualche battibecco tra sostenitori dei due gruppi. Tutto si è concluso a suon di slogan: “Gender qua, gender là, gender in tutta la città” da un lato, “Libertà” dall’altro.
In risposta alla schedatura del comitato Family Day, i manifestanti hanno indossato un adesivo a forma di bollino rosso. “Come è tradizione nel mondo a cui apparteniamo – ha commentato Emily Clancy, consigliera comunale per Coalizione Civica -, in cui l’educazione alle differenze è vissuta come un valore, noi volevamo ribaltare quell’atteggiamento negativo in una rivendicazione di orgoglio”.
Docenti di Cobas Scuola
“Stiamo assistendo a una recrudescenza di manifestazioni di questo tipo”, osserva la presidentessa di ArciLesbica Bologna, Carla Catena. “Riteniamo che queste iniziative impediscano ai bambini e alle bambine di essere liberi e per questo lottiamo da anni contro gli stereotipi di genere e contro la violenza, anche nelle scuole”, aggiunge.
Al centro della polemica sono proprio i laboratori e i corsi di educazione alle differenze tenuti nelle scuole e nei luoghi di formazione, come le biblioteche. Tra questi, anche il progetto Tante storie tutte bellissime è stato bollato: laboratori e letture animate organizzati nelle biblioteche comunali dal 2012 con le associazioni Famiglie Arcobaleno e Famiglie Frame per conto del Centro di documentazione del Cassero. “All’inizio ci hanno accusato di voler insegnare l’omosessualità” – denuncia Sara De Giovanni, la direttrice responsabile del Centro – “un comportamento naturale dell’essere umano, che non può essere obbligato”.
La protesta però non si ferma. Giovedì 28 alle 15 è fissato il presidio all’Ufficio Scolastico Regionale in Via dei Castagnoli “per chiedere al direttore Versari una parola chiara in difesa della libertà di insegnamento e dell’educazione al rispetto delle differenze”, si legge sul comunicato della Rete.